di Giovanni Benzoni
Ho letto con particolare interesse l’ultimo lavoro di Marco Travaglio, senza quel distacco che cerco di mantenere quando leggo. Anzi con una passione perché speravo in una risposta, almeno una tregua nel mio essere ossessionato quasi da un rovello che tende a intensificarsi ogni giorno di più dopo i funerali a Milano di Silvio Berlusconi. Come capita a chi è vecchio, il rovello venato da varie forme di rimorso è riducibile alla seguente domanda: “come ho potuto passare indenne per decenni, pago del mio essere non berlusconiano, se possibile anti in tutto e per tutto?”. Dovrei quanto meno odiarlo... eppure no, non sono capace perché, a parte la sua simpatia di bugiardo e corruttore quasi al di sopra della sua stessa consapevolezza, forse sorretto da un ego fuori ogni misura, so che i suoi terribili decenni sono coincisi con un coinvolgimento strepitoso della maggioranza dei suoi contemporanei e io non riesco a non sentirmene parte.
È difficile salutare un amico come Giovanni Benzoni. Si accavallano ricordi, parole e immagini. Lo ricordiamo facendo nostre le parole che il Punto pace di Pax Christi di Venezia-Mestre ha usato per comunicare la sua morte, con una biografia curata da Carlo Bolpin, con il ricordo di Gente Veneta e pubblicando un articolo che Giovanni aveva inviato per Esodo. Allora, ottobre 2023, Carlo Bolpin gli disse che era "troppo politico per la rivista", e anche che era "bello che fosse ancora capace di sorprendersi e di sorprendere". Questa capacità era una delle caratteristiche belle di Giovanni. L'ultima parte dell'articolo è oggi particolarmente significativa per noi, per ricordare la sua fede e la sua lettura della storia e della realtà presente, e per rinnovare gli impegni che con lui abbiamo condiviso.
di Maurizio Ambrosini
Le ONG straniere che soccorrevano in mare i migranti e li depositavano nei porti italiani erano il bersaglio perfetto. La narrazione sovranista di un paese sotto invasione a opera di oscure lobby globaliste aveva costruito un nemico ideale da combattere. Il fantasma della sostituzione etnica aveva trovato dei colpevoli. Apparati di sicurezza, servizi segreti all’italiana e alcune procure si prestavano a collaborare, costruendo prove, accreditando testimoni improbabili, attivando procedure severissime di contrasto. Da stato d’assedio. Poco importava che assieme alla tedesca Juventa venissero coinvolte anche Medici senza frontiere, premio Nobel, e Save the Children.
di Sandra Savogin
Pubblichiamo un profilo di Vinicio Morini (1925-2024), dirigente partigiano, militante politico, impegnato nelle battaglie per la tutela ambientale, promotore culturale. Lettore della rivista e socio di Esodo, molto attento a tutti i nostri temi, da quelli etico-culturali a quelli sulle questioni di fede e di religione, sempre con profondità critica e ampiezza di vedute.
Nato a Mirano nel 1925, si trasferì nel 1938 a Mestre in Via Col di Lana con la famiglia in cui erano in 10 figli. A 16 anni nel 1941 trovò un lavoro presso lo stabilimento Lavorazione Leghe Leggere a Porto Marghera, nel reparto presse con turni alternati di 12 ore dalle sei del mattino alle sei della sera e dalle sei della sera alle sei del mattino. L'Italia era in guerra già da un anno.
intervista a Stefano Levi Della Torre a cura di Umberto De Giovannangeli in “l’Unità” del 24 aprile 2024
Professor Levi Della Torre, cosa distingue a suo avviso una critica a Israele per ciò che sta perpetrando a Gaza da un atteggiamento antisemita?
La critica a Israele per il massacro a Gaza è doverosa. L’aggressione terribile di Hamas del 7 ottobre ha traumatizzato nel profondo Israele rinnovando memorie dei pogrom e del genocidio e rivelando una sua inattesa vulnerabilità. Israele ha diritto di reagire e difendersi? Negarlo sarebbe un sintomo antisemita. Ma a Gaza e in Cisgiordania Israele ha trasformato la guerra contro Hamas in guerra contro il popolo palestinese su due fronti, quello di Gaza e quello in Cisgiordania.
di Maurizio Ambrosini in “Avvenire” del 18 aprile 2024
Tra le ragioni addotte per celebrare il Patto su immigrazione e asilo appena approvato dal Parlamento europeo, giusto in tempo per poter esibire un risultato in vista delle elezioni di giugno, campeggia la duplice idea di un’Unione Europea assediata dai migranti e di un’Europa meridionale sottoposta a una pressione migratoria eccessiva e sperequata rispetto ai partner centro-settentrionali.
di Maurizio Ambrosini, in “Avvenire” del 30 marzo 2024
La preoccupazione per i risultati scolastici degli alunni di origine immigrata è fondata. Si tratta di oltre 870.000 iscritti, pari al 10,6% della popolazione scolastica complessiva. Diagnosticare i problemi di abbandono, ritardo scolastico, difficoltà di apprendimento, è il primo e necessario passo per investire in interventi di sostegno e accompagnamento.
di Beppe Bovo
Stimolato dall’articolo di Mao Valpiana “Che cos'è (e cosa non è) la nonviolenza. Teoria, valori e pratiche” e dal dibattito che ne è scaturito nella redazione, ho voluto approfondire il tema della nonviolenza, per una esigenza soprattutto e prima di tutto personale: è un tema che mi mi spinge a interrogarmi. Avendo poi deciso di renderlo in qualche modo pubblico mi sembra opportuno partire dal terreno comune di confronto costituito appunto dall’articolo appena citato di Valpiana senza dubbio un’autorità sul tema proprio perché presidente del Movimento Nonviolento italiano.
Continuiamo la pubblicazione di documenti e articoli sulla complessa e drammatica realtà dei rapporti Israele Palestina, per avere diversi punti di vista*.
di Stefano Levi Della Torre, in Spinweb, Società Psicoanalitica Italiana del 9 febbraio 2024.
Alessandra Ginzburg propone lo scritto che Stefano Levi della Torre, pittore e biblista, nipote di Carlo Levi, ha dedicato al giorno della memoria.
“Questa è una tragica lezione della storia: i discendenti di un popolo perseguitato per secoli dall’Occidente, cristiano e poi razzista, possono diventare al tempo stesso i persecutori e il bastione avanzato dell’Occidente nel mondo arabo.” Edgar Morin. (“La resistenza dello spirito”, La Stampa, 24 gennaio 2024).
”Le vittime che si fanno carnefici”? Fino a ieri, ho sempre obiettato a questa formula accusatoria, per l’incommensurabile sproporzione tra gli atti subiti dagli ebrei come vittime fino alla Shoà, e gli atti compiuti da ebrei come persecutori o carnefici.
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