di Giorgio Scatto
Uno dei problemi messi in risalto in questo tempo di pandemia è che le famiglie non fanno più figli. Conosco alcune coppie che sono preoccupate per il motivo di non poter avere bambini. Ma altre non ne vogliono affatto. Recentemente è stato coniato per loro l'acronimo dink (dall'inglese double income no kids, doppio stipendio, niente figli). I dink sono oggetto di campagne pubblicitarie ad hoc da parte delle grandi multinazionali, soprattutto per i beni di lusso e i grandi viaggi. Per contro, assistiamo alla lotta di coppie omosessuali per poter avere il diritto di adottare figli.
di Giorgio Scatto
Il 18 marzo del 2020 i nostri militari, a Bergamo, sfilavano per le strade, di notte, con a bordo centinaia di bare con i morti destinati alla cremazione fuori città. Erano le vittime del virus Covid 19. Sono immagini che rimarranno per sempre nella storia e nella memoria.
E proprio il 18 marzo di quest'anno il Senato ha approvato la legge che istituisce la Giornata nazionale in ricordo delle vittime, che si celebrerà ogni anno.
«Non è finito "l'inverno del nostro scontento". Il tempo della pandemia è ancora il nostro gelido presente. Tempo drammatico. Pensavamo che fosse un tempo breve e con minor danno. No, non è breve e il danno, oltre all'interminabile rosario di morti, riguarda ogni dimensione del vivere: dalla dimensione psichica, a quella culturale, a quella sociale, a quella economica. Tutta l'esistenza, resa fragile e incerta, ne è stata toccata. Anche la fede» (G. Brunelli in Regno/Attualità 2021 n.2, p. 1).
È su questo versante della fede che vorrei soffermarmi solo un istante in questo breve articolo.
di Giorgio Scatto
In questi giorni che precedono il Natale siamo molto preoccupati nel vedere le nostre piazze prese d'assalto da gente che va in giro come se fosse un tempo normale e non invece un doloroso e infinito periodo di grave pandemia, che necessita di comportamenti prudenti e responsabili. L'interesse individuale sopravanza l'urgenza di salvaguardare il bene di tutti. Andando per le strade come mosche che succhiano più forte quando sentono avvicinarsi la pioggia, molti diventano come dei rapaci predatori, nel desiderio smodato di mettere da parte beni inutili, suggeriti dalla propaganda del momento; altre volte sono come smarriti personaggi in cerca d'autore, perché, tra le molte maschere offerte dal sistema, non sanno più chi sono e dove stanno andando.
Così, anche le nostre affollate città, soprattutto in questi giorni, sono dei silenziosi e vuoti deserti. Poiché rari sono coloro che le sanno guardare con occhio attento.
Cosa si vede del volto di un uomo, di una donna, di quanti incontriamo per strada in questo tempo di pandemia? Solo gli occhi e lo sguardo, dietro le mascherine. Gli occhi preoccupati dell'anziano, o gli occhi impauriti di chi pensa che ogni passante lo possa infettare; gli occhi carichi di domande dei bambini o quelli spaesati degli adolescenti. Gli occhi degli innamorati, ancora capaci di luce intensa, o gli occhi di chi torna stanco la sera, pensando se ci sarà ancora lavoro per il giorno dopo.
di Giorgio Scatto
In un articolo apparso su Repubblica (21.01.2018) in occasione della "giornata della memoria" per le vittime della shoah, Massimo Recalcati distingue tre versioni possibili della memoria.
La prima è quella che trattiene le tracce del nostro passato.
Mentre scrivo queste semplici note, due sorelle della mia comunità sono salite a Monte Sole, nel territorio del comune di Marzabotto, dove sorge il monastero fondato da don Giuseppe Dossetti, per alcuni giorni di preghiera e di ritiro. Monte Sole è un luogo della memoria; non solo perché lì è sepolto questo grande profeta di pace, uno dei padri della nostra Carta Costituzionale,
È importante dare ascolto alle proprie emozioni, senza tuttavia farsi guidare da esse o dai nostri pensieri negativi. Credo che una delle emozioni che ci hanno dominato, o almeno accompagnato, in questo tempo, sia stato il sentimento della paura.
«Dio, non startene muto,
non restare in silenzio e inerte, o Dio».
(Sal 83,2)
In questo lungo tempo, inatteso e pericoloso, è come se fossimo entrati in una interminabile veglia notturna, nella quale anche Dio era silenzioso e assente.