di Bruno Bignami   

1. Una vita per la pace

Definire don Primo Mazzolari come pacifista non rende ragione di un percorso biografico lungo e travagliato che lo ha portato a posizioni molto critiche verso la guerra e a un ripensamento generale del proprio punto di vista. Non è sbagliato parlare di conversione di Mazzolari alla pace. Tutto prende il via nel dibattito che dal 1914 infuoca l’Italia circa l’interventismo. Nel giro di pochi mesi il cattolicesimo italiano si sposta dall’allineamento neutralista con papa Benedetto XV all’interventismo nazionalista. Mazzolari partecipa al confronto posizionandosi da subito come interventista.

La Grande Guerra rappresenta per lui un fuoco purificatore e un tuffo nella cruda realtà. Da prete soldato e da cappellano militare don Primo rimane nell’esercito dall’autunno 1915 alla primavera 1920, alternandosi con incarichi sanitari e con responsabilità pastorali anche all’estero, in Francia e in Alta Slesia. La guerra e le sue logiche macerano il cuore del prete che si trova a verificare sul campo l’inutilità di uno strumento in continua trasformazione. La conversione giunge grazie alla sua capacità di mettere in contrapposizione la logica militare e quella evangelica. L’una si fonda sulla costruzione del nemico, mentre la seconda costruisce la fraternità, a partire dal riconoscimento della dignità di ogni persona. L’approdo della sua riflessione lo troviamo in un lucido passaggio dell’omelia del Venerdì Santo 1920 a Cosel: «Insultati, reagire. Questa è la logica militare ed io non ho nulla da aggiungere. Ma io credo che il tempo di una simile logica è passato, o bisogna farlo passare. Contro la logica militare, che è prepotenza, anche quando è usata moderatamente bisogna mettere la logica umana e cristiana. Non è su questa via che gli uomini s’incontrano e si affratellano».
Dal ritorno dalla Grande Guerra alla pubblicazione di Tu non uccidere (1955) c’è di mezzo la tragedia della Seconda guerra mondiale e numerosi screzi col fascismo che hanno portato Mazzolari ad approfondire il suo pensiero sulla pace, ma anche a fare sempre più i conti con la realtà. Non sono mancate scelte contraddittorie, come per esempio l’adesione convinta alla guerra in Abissinia. Quindi, nulla di lineare, nel suo percorso. Compresi i mesi di sofferenza per scampare il pericolo di essere arrestato o ucciso nel 1944. La sua intraprendenza nel fiancheggiare i partigiani delle Fiamme Verdi è confluita nella dolorosa scelta di fuggire dalla parrocchia per trovare riparo presso la canonica di Gambara, nel bresciano, e di nascondersi a Bozzolo nei primi mesi del 1945. Durante la guerra, nel 1941, va annoverato il dialogo con un giovane aviatore fiorentino, Giancarlo Dupuis, tramite la celebre lettera Risposta a un aviatore. Il giovane universitario e sottotenente d’aviazione chiede consiglio al parroco di Bozzolo sulla posizione della coscienza cristiana di fronte alla guerra in corso. Come è moralmente possibile incoraggiare contemporaneamente due azioni in aperto contrasto fra loro: criticare la guerra come male e chiedere obbedienza all’autorità che invia al fronte? La risposta di Mazzolari è un inno alla coscienza credente. Di fronte alla scelta inconciliabile tra l’imperativo di Dio e il comandamento umano, la coscienza cristiana ha un solo dovere: obbedire a Dio. L’obiezione di coscienza all’autorità è scelta di responsabilità. Scrive: «Come cristiano, quando disobbedisco per ordine morale, obbedisco; quando mi rivolto, ricostruisco». In nome della carità la disobbedienza porta su di sé le conseguenze della scelta, come Cristo che ha vinto il male sulla croce.
Sono idee che Mazzolari svilupperà nel secondo dopoguerra sia sul quindicinale Adesso, fondato nel 1949, sia nell’opuscolo Tu non uccidere. A questo testo si deve far riferimento se si vuole comprendere la riflessione compiuta di Mazzolari sulla pace.  

2. Tu non uccidere

Il libro Tu non uccidere raccoglie materiale variegato e si apre con una scelta di stile: non si affronta la pace con cautela. Occorre abbandonare la prudenza del silenzio per essere pietre di inciampo. «Davanti per vocazione, non per paura». La guerra uccide vite umane, per questo la pace è la vera scelta per dare futuro all’umanità. Il cristiano è in prima linea convinto di dover «agonizzare» per la pace, «uomo di pace ma non uomo in pace». Il paradosso dell’umanità è che ci siamo preoccupati più di «preparare» la guerra che di «agonizzare» per la pace. È giunto il tempo di organizzare la pace e questa militanza significa assumere la croce di Cristo. Mazzolari riflette su Adesso nel 1950: «Per la Pace, più che parteggiare, direi che bisogna “agonizzare”, poiché essa è un bene uno e indivisibile come la Carità. E se uno la vuole per sé, deve domandarla per tutti: per gli stessi che non la vogliono, anche per coloro che ne sono indegni».
L’opuscolo Tu non uccidere viene pubblicato anonimo nel 1955, ma è già pronto il 15 agosto 1952. Tra gli altri, ci sono tre temi che meritano attenzione. Il primo è l’assurdità della corsa agli armamenti. Ci si mette nelle condizioni di fare la guerra pensando di evitarla. «E nel frattempo, - scrive - sempre nuovi ordigni e sempre più micidiali vengono inventati, esperimentati e conservati per la giusta guerra di domani». Preparare la guerra significa allestire le basi per farla: «Se vuoi la pace prepara la pace; se vuoi la guerra prepara la guerra». Non è facile resistere alla tentazione di volere imporre la pace con le armi. Talvolta, con la scusa di evitare la guerra si tenta di giustificarne la preparazione e «la vittoria da raggiungersi ad ogni costo fa lecito l’illecito». Così, «la guerra incomincia quando, per non fare la guerra, mi metto nella disperazione di doverla fare». Da queste premesse deriva la logica conclusione che è sbagliato pretendere di promuovere valori con la violenza. Non si promuove il bene accettando il male. «Chi pretende di difendere, con la guerra, la libertà, si troverà in un mondo senza nessuna libertà. Chi pensa di difendere, con la guerra, la giustizia, si troverà con un mondo che avrà perduto perfino l’idea e la passione della giustizia». L’unica arma di difesa, per Mazzolari, «è la giustizia sociale più che l’atomica».
Il secondo tema è che «ogni guerra è fratricidio». Rappresenta un oltraggio a Dio e all’uomo, al Creatore e alle creature. La distruzione attuata dalla guerra è opera di de-creazione. Proprio della mentalità bellica è la costruzione del nemico. La pace, invece, riconosce il prossimo. Se la guerra è negazione della fraternità, essa comincia con stili accondiscendenti verso la violenza e verso forme di ingiustizia e di povertà: «Il tacere, il non muoversi, o il muoversi lentamente, è nostro; ed è uno dei segni della nostra decadenza, che poi ci fa chiusi, lamentosi e sterili oppositori delle iniziative altrui». La guerra nasce col trattare «il fratello come utensile, materialisticamente».
La terza riflessione è che la guerra va sempre a scapito dei poveri. «E quelli che ci lasciano la vita, coloro che cadono, a migliaia, sono sempre gli umili, gli anonimi, il popolo che non ha mai voluto le guerre, che non le ha mai capite; mentre desiderava unicamente vivere libero e in pace».
La guerra appare come «strage degli innocenti». La gente comune è costretta a fuggire, le città diventano inferno, i civili subiscono massacri. E quando i poveri vengono lasciati nella tentazione di spargere sangue in difesa del pane e della dignità, la pace non godrà mai di buona salute. Don Primo osserva «che è stupido moltiplicare stragi, rovine e disordini irreparabili sotto pretesto di riparare i torti: i superstiti dovranno alla fine mettersi a ragionare, se non vogliono distruggersi completamente: allora, tanto vale incominciare subito a fare l’uomo, visto che non giova a nessuno fare la bestia».
Non c’è niente, dunque, di tanto disumano quanto la guerra. L’uomo retrocede allo stadio animale. È crimine contro l’umanità. Mazzolari sente il bisogno di proporre il valore della nonviolenza attiva, alla scuola di Gandhi e di Martin Luther King.

 3. L’eredità

Quale eredità consegna Mazzolari al nostro tempo? Tre conclusioni possiamo fare nostre nell’epoca della terza guerra mondiale a pezzi, secondo la felice espressione di papa Francesco. Per prima cosa, i costruttori di pace sono realmente concreti. Spesso si pensa erroneamente che i pacifisti siano idealisti campati in aria, mentre i belligeranti si sporcano le mani con la realtà. È il contrario. Chi si rifugia nella guerra entra in un tunnel senza uscita, in un idealismo assurdo che fa incancrenire i rapporti tra i popoli. La pace invece apre al futuro e chiede una creatività per nulla scontata.
Inoltre, i costruttori di pace si fanno guidare dal Vangelo di Gesù Cristo. Mazzolari interroga la realtà attraverso la Parola. Il suo pacifismo trova fondamento nel messaggio cristiano. Il Vangelo illumina il vissuto e i problemi non offrendo frasi fatte risolutive, ma logiche di vita. La preghiera e la meditazione della Parola offrono possibilità nuove di riflessione, danno luce grazie a criteri di azione.
Infine, alla luce dell’esperienza delle ultime guerre e della storia recente, sono soprattutto i civili e i poveri a pagare le conseguenze della guerra. Molti innocenti cadono vittime delle guerre: ciò significa che non vi è più alcuna proporzionalità tra il male che si arreca con la guerra e la pace finale che si intende ottenere. Per Mazzolari, la teoria della guerra giusta è da mettere in soffitta. Si tratta di un ossimoro: nessuna guerra può essere definita giusta. Servono soluzioni alternative alla logica bellica che insanguina le mani che la portano, uccide le persone e distrugge i territori. Con l’enciclica Fratelli tutti possiamo concludere: «Oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!». Un’eredità da custodire nel tempo in cui si ritorna a parlare di legittimità di guerre preventive, di difesa sempre e comunque legittima, anche senza proporzionalità, e di lecita invasione del campo avversario per difendere il proprio. Tu non uccidere è patrimonio dell’umanità. Se vogliamo la pace, prepariamola!