Gustavo? Gustavo era lui, Gustavo Gutierrez. È uso dei latinoamericani di conoscersi per nome, anche a livello internazionale, e di chiamarsi per nome. Ma Gustavo Gutierrez è, e resta, quel Gustavo, lui e non altri, che nel suo far teologia ha avuto un’intuizione di fede, che ha determinato tutta una stagione di fervidi dibattiti nella Chiesa e vi ha impresso una spinta in avanti di grande importanza.
di Franco Ferrari
Il Sinodo dei vescovi dedicato alla ricerca di una nuova forma di Chiesa – il tema generale è: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” -, ha iniziato in questi giorni i lavori della sua seconda sessione (2-27 ottobre).
Lo scopo di questo Sinodo, - che non riesce a scaldare i cuori di molta parte della Chiesa -, l’ha, ancora una volta, contestualizzato e definito nel suo obiettivo papa Francesco nel recente viaggio in Belgio. Ai vescovi e agli operatori pastorali ha detto: “I cambiamenti della nostra epoca e la crisi della fede che sperimentiamo in Occidente ci hanno spinto a ritornare all’essenziale, cioè al Vangelo, perché a tutti venga nuovamente annunciata la buona notizia che Gesù ha portato nel mondo, facendone risplendere tutta la bellezza.
Città laica, terra di frontiera e di sofferti confini, principale porta della Rotta balcanica, cerniera con Nord ed Est Europa, al medesimo tempo porto di mare, crocevia di popoli e culture, e storico laboratorio di convivenza di differenze religiose e culturali: sono i motivi che hanno portato a scegliere la città di Trieste per la 50a edizione delle Giornate sociali dei cattolici in Italia, che si è tenuta a inizio dello scorso mese di maggio alla presenza del pontefice e del presidente della Repubblica.
Il centro storico con le sue piazze, strade pedonali e centri congressi è diventato un salotto, luogo d’incontro, di dialogo e confronto sulla democrazia, oggi particolarmente sofferente a causa della crisi di partecipazione e di una società sempre più polarizzata.
di Severino Dianich, in Settimananews del 31 agosto 2024
Nel 1927 Julien Benda pubblicava La Trahison des Clercs, un fortunato pamphlet, nel quale egli denunciava il tradimento degli intellettuali francesi e tedeschi che, abbandonando la loro vocazione universale, la promozione del valore della giustizia e della democrazia, si lasciavano trascinare dalle passioni politiche furoreggianti in quegli anni, la lotta di classe, il nazionalismo, il razzismo.
Il titolo così suggestivo di quel testo dovrebbe restare la spina nel fianco di coloro che “sono pagati per pensare”, come disse un giorno un docente, il matematico Giovanni Prodi, in un colloquio sulle responsabilità dei docenti universitari, cioè di quanti fanno il mestiere di produrre e tenere viva la coscienza critica di un popolo.
Alla categoria appartengono a pieno titolo anche i teologi (anche se, a dire il vero, male pagati o non pagati affatto) il cui mestiere consiste nell’esercitare e promuovere il pensiero critico nella Chiesa, componente vitale dell’esperienza della fede.
La domanda, trascorsa l’estate, si fa progressivamente più viva: che cosa ha portato e che cosa rimane – o meglio prosegue – della Cinquantesima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia? È indubbio che l’incontro nazionale di luglio a Trieste sia stato un momento particolarmente significativo, come del resto hanno sottolineato, anzitutto con la loro presenza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Papa Francesco: la cifra “tonda” meritava di per sé una celebrazione sui generis, ma ora si tratta di capire che cosa rimarrà nella memoria storica dell’evento e che cosa si tradurrà nei termini di una novità che supera l’evento.
Qualche considerazione – qui a titolo del tutto personale – si può avanzare.
di Cettina Militello, dal mensile dell'"Osservatore Romano" Donna-Chiesa-Mondo, aprile 2024
La preghiera delle donne ha caratteri diversi e propri? Davvero non lo credo. Alla sua radice, oltre la “domanda”, questo l’etimo, sta il bisogno, l’esperienza di Dio. L’attitudine di chi prega, uomo o donna che sia, è quella di chi sta alla presenza di Colui che da senso profondo al suo esserci al mondo. Lo trova e riconosce nelle creature e nel creato sino addirittura a considerarli, ognuno nel suo genere, come risposta al suo bisogno. Da qui l’idolatria… E poiché nel fluire della storia - e delle culture che l’hanno abitata - a fare la differenza non sono state le donne ma gli uomini, questi ultimi, soprattutto, hanno modulato e regolamentato questo bisogno innato.
Pubblichiamo la lettera che l'imam di Venezia, Hamad Mahamed, ha scritto a papa Francesco in occasione della sua visita.
Mi riempie di gioia il poter essere qui tra i fedeli a darle il benvenuto nella nostra bella città di Venezia e le porgo il saluto della comunità islamica di Venezia e provincia che per lei prova non solo rispetto, ma grande apprezzamento.
La mia grande gioia, come imam e guida spirituale islamica, ha almeno tre motivi:
Prima di tutto perché lei è stato il primo capo della Chiesa cattolica a firmare quello straordinario patto di amore, di pace e di fratellanza con il grande Imam di Al azhar Ahmed Al Taieb, che ha rafforzato un solido rapporto tra leader dei cristiani e dei musulmani basato sulla sincerità, il rispetto e la fratellanza.
Se obiettivo del Sinodo è sviluppare le forme di sinodalità a tutti i livelli, il nodo è la struttura gerarchica e clericale. Quali soluzioni si prospettano?
Sì, il nodo da sciogliere per uno sviluppo della sinodalità è questo: comporre la corresponsabilità dei fedeli con l’autorità del pastore. La questione non è superficiale, perché è in gioco il sacramento dell’Ordine, dal quale il vescovo e il parroco ricevono i carismi del loro ministero, fra i quali anche quello della guida della comunità, dotata in alcuni ambiti di una responsabilità esclusiva e quindi di autorità.
di Carlo Bolpin
Le riviste della stessa area di Esodo sono in crisi. Piuttosto che chiedersi le cause, simili alla crisi delle riviste in generale, se e come continuare, credo sia più importante capire se il patrimonio di idee, di metodo critico, di tensioni culturali, sia “utilizzabile” oggi, in una situazione per molti profondi motivi di radicale svolta strutturale.
Il contesto è cambiato
Le riviste esprimevano una diffusa realtà di movimenti e di aggregazioni locali di base, che univano lavoro di ricerca ed elaborazione culturale, teologica, etica, con pratiche di impegno concreto e di proposte nel campo sociale, per i diritti civili, la pace, l’indipendenza dei popoli. In questa nuova fase, è venuta a mancare questa base che alimentava le riviste. Mentre, paradossalmente, molti degli obiettivi sono stati raggiunti, di altri c’è maggiore consapevolezza, sono assunti e rilanciati dallo stesso papa Francesco.
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