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a cura di Carlo Bolpin, Paola Cavallari, Chiara Puppini
Abbiamo deciso di trattare “la prostituzione” per gli aspetti etici e politici messi in discussione dall’industria del sesso, incrementatasi negli ultimi anni con tecnologie online. Si è così accentuata una cultura che lede la dignità degli esseri umani, ponendo in atto una prassi nociva per le relazioni, con pericoli nella formazione dei giovani.
Il numero affronta pertanto un argomento non solo complesso, ma per lo più posto sotto un pudico silenzio, segno di opportunistica indifferenza e rimozione. Per varie ragioni:
1. è tema tabù; lambisce le aree della vita intima e della sfera sessuale; per cui il bon ton, il pudore e la riservatezza preferiscono evitarlo;
2. è tema in cui si può scivolare in derive da evitare: riprovazione moralistica, visioni oscurantiste, o riduzione a questioni di decenza e pubblico decoro;
3. è tema assai controverso e divisivo, in più aree.
Ci si potrebbe augurare che tali prospettive divergenti costituiscano una ricchezza: per ora sembra arduo, ma non perdiamo la speranza.
Articoli di giovani studiose su una selezione di pagine delle più grandi intellettuali del Novecento
di Mara Rumiz
”L’abolizione della guerra è un progetto indispensabile e urgente
se vogliamo che l’avventura umana continui”
da Una persona alla volta, Gino Strada, Feltrinelli
Difficile scrivere qualcosa su Gino Strada. Non per non sapere cosa scrivere ma perché da scrivere ci sarebbe proprio tanto. Gino era (ogni volta che scrivo era mi viene un groppo alla gola) un vulcano di cose diverse: certamente medico, anzi, chirurgo, fondatore di Emergency, ma anche pensatore e divulgatore, scrittore, attivista accanito per la giustizia, l’uguaglianza e contro la guerra. E per me era un amico, anzi, è ancora un amico. Non è semplice, dunque, condensare in un paio di pagine quello che Gino è stato, tant’è che mentre scrivo mi vengono in mente tanti episodi, tanti discorsi, tante serate passate insieme. Quasi quotidianamente gli parlo, gli chiedo consiglio, lo interrogo su cosa farebbe lui in questo mondo che si è riempito ovunque di guerre, di ingiustizie, di diseguaglianze.
Il povero, scriveva Rainer Maria Rilke in un libro amato da Etty Hillesum – è “come la pioggia di primavera, che, felice, batte sui tetti delle città”; è come “la pioggia che cade su terra scura a primavera”, quella pioggia che dona a “noi che pensiamo la felicità / come un’ascesa”, “l’emozione / quasi sconcertante / di quando cosa ch’è felice cade”. “Si deve diventare […] così semplici e senza parole come il grano che cresce o la pioggia che cade” – scrive Hillesum nelle righe che chiudono la nota di Chiara Anna Lazzarin. Come grano che diviene per tutti pane spezzato, acqua che tutti disseta – perché questo è il vivere del povero: farsi cibo e bevanda, “balsamo per molte ferite”.
Paolo Bettiolo
di Paolo Viana, in "Avvenire" del 24 gennaio 2025
La Chiesa di Bolzano-Bressanone chiede perdono alle persone coinvolte nei casi di abuso sessuale e fa sapere che mai più un’accusa sarà risolta con il trasferimento del sacerdote, ma vi sarà un «perseguimento coerente» dei casi sospetti e un comitato proporrà le misure successive, eventualmente anche preventive. Fin qui la notizia civile più importante. Ma le conseguenze dell’inchiesta indipendente che la diocesi ha commissionato sugli abusi ai minori va ben oltre. Non solo perché dalle oltre 600 pagine consegnate dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera emergono, tra il 1963 e il 2023, 67 casi di presunti abusi (9 dei quali sembrerebbero fondati, 44 avrebbero una fondatezza plausibile mentre dubbi sono 14) ma perché questa “perizia” contiene anche dei consigli sulla organizzazione delle attività ecclesiali che ispireranno anche l’imminente “riforma” della Curia altoatesina.
di Maurizio Ambrosini, in "Avvenire" del 25 gennaio 2025
Un Donald Trump definito “vulcanico” o “pirotecnico” ha dimostrato immediatamente di voler far seguire alle promesse elettorali i fatti. Nel diluvio di ordini esecutivi firmati appena dopo il suo nuovo insediamento alla Casa Bianca il capitolo immigrazione si staglia in primo piano. Trump ha imposto una rigida sterzata in senso restrittivo su entrambi i versanti delle politiche migratorie: quello degli ingressi e quello dell’integrazione sociale. In ambo i casi le sue decisioni hanno assunto profili esorbitanti. Cercano di forzare le prerogative presidenziali, inaugurando una prevedibile stagione di conflitti con giudici, governi locali, attori umanitari della società civile. Attaccando minoranze politicamente deboli, il neo-eletto presidente sembra voler affermare un principio: il leader eletto dal popolo sovrano rivendica poteri pressoché illimitati, che né la Costituzione, né le istituzioni internazionali, né le convenzioni sui diritti umani possono condizionare.
Per il mio cuore che io abbia più pietà; / che d’ora in poi io viva gentile, indulgente con il mio / triste me stesso; non vivere questa tormentata mente / con questa mente tormentata e che tormenta. // […] // […] gioia cresca // dove Dio sa, quando e fino a quanto Dio sa, il cui sorriso / non è estorto, vedi, ma, inatteso, come le montagne si screziano di cieli illumina un amabile miglio”, un breve, felice tratto di via. Spesso questi versi di G. M. Hopkins mi tornano in mente leggendo S. Weil, i suoi duri pensieri sporti su un abisso di fulgida luce nera, com’è quella di Dio.
Citano gli stoici a volte le sue righe, ma dolente un platonico delle ultime generazioni tardo-antiche leggendo le parole di Epitteto che recitano: “Non cercare che quel che accade accada come vuoi tu.
di Giuseppe Tattara
"Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei"
Alessandro Manzoni, Fermo e Lucia
Il “Piano Mattei”, dal nome di Enrico Mattei, influente fondatore del colosso degli idrocarburi Eni, è riemerso come argomento di peso nel discorso di politica estera dell’Italia durante il governo di Giorgia Meloni, in particolare per quanto riguarda l’impegno con l’Africa. L’iniziativa di Mattei del secondo dopoguerra si concentrava principalmente sulla garanzia di risorse energetiche per l’Italia attraverso un approccio orientato al partenariato con le nazioni africane.
Egli prevedeva un rapporto di cooperazione più ampio rispetto allo sfruttamento degli idrocarburi, offrendo ai Paesi africani condizioni migliori rispetto alle altre compagnie petrolifere occidentali. Questo approccio ha assicurato all’Italia le forniture energetiche, e ha anche permesso all’Italia di assumere una posizione di rilievo nei riguardi di alcuni stati come l’Iran e l’Algeria negli anni ‘50.
Nei giorni 2-3 maggio del 2023 si è tenuto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia un convegno su La natura nel pensiero femminile del Novecento, nella cui sessione conclusiva alcune giovani studiose hanno letto e commentato con efficacia ed eleganza una selezione di pagine delle più grandi figure intellettuali del Novecento: Rosa Luxemburg, Simone Weil, Etty Hillesum, Katherine Mansfield, Anna Maria Ortese, Sylvia Plath e Cristina Campo.
Questi testi saranno ora pubblicati con cadenza settimanale sul sito della Rivista Esodo, preceduti da una breve nota introduttiva.
Nel primo, Anna Collini esamina con finezza il legame di Rosa Luxemburg con la natura, restituendone un ritratto intimo, incisivo, commovente.
A un primo sguardo, si dovrebbe dire che non sono tempi favorevoli ai migranti internazionali. Celebrare la loro Giornata internazionale appare inattuale, forse persino provocatorio. Il nuovo patto su immigrazione e asilo nell’Ue e l’elezione di Trump negli Stati Uniti fanno pensare a un inasprimento delle chiusure, con un’accresciuta enfasi su confini e sovranità nazionale. Il governo italiano contribuisce al panorama con reiterate misure restrittive, le ultime delle quali sono la crudele stretta sui ricongiungimenti familiari e la frettolosa chiusura preventiva a eventuali nuovi flussi di rifugiati dalla Siria, che dalle nostre parti non si vedono da anni.
Carissime amiche e carissimi amici,
il Natale, una delle feste cristiane più sentite anche dal mondo laico, rivela il senso profondo e universale dell’irrompere nella Storia di Gesù di Nazareth, che nella piccolezza si fa dono agli uomini e alle donne di ogni tempo.
La continua novità del Natale
In un tempo di polarizzazioni e di fatica a lasciarsi attraversare dalla vita e dalla parola dell’altro (è questo il senso del dia-logos), in un tempo in cui è più facile escludere e alzare mura considerando il diverso un nemico e in cui la fragilità del tempo porta sempre più spesso il volto della violenza1, in un tempo di guerre e genocidi, al quale nessuna autorità, nemmeno sovranazionale, è capace di metter freno, quel Volto richiama l’estrema necessità di far nascere nella vita nostra e del nostro tempo il medesimo Amore. Un amore che si presenta a noi non secondo i canoni dell’umano potere, ma attraverso la fragilità del servizio; non secondo la mentalità dell’inimicizia, ma attraverso l’accoglienza dell’alterità che, se da una parte mette in crisi le nostre sicurezze, dall’altra ci permette di vivere di un indubbio, reciproco arricchimento.
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Nuovo mutamento della sfera pubblica e politica deliberativa
di Jürgen Habermas
Raffaello Cortina editore
La natura nel pensiero femminile del Novecento
di Isabella Adinolfi e Lucetta Scaraffia
Il Melangolo 2022
Patrilineare. Una storia di fantasmi
di Enrico Fink
Lindau 2025