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a cura di Carlo Beraldo, Sandra Savogin
Lo scorso numero della rivista ha inteso dare evidenza all’uso strumentale che, spesso, determinate formazioni politiche, “a difesa dell’identità dell’Occidente”, fanno della fede e della religione a suffragio delle rispettive scelte, anche questo numero di “Esodo” intende segnalare l’approccio puramente stereotipato ed eminentemente ideologico con cui le medesime formazioni si riferiscono alla famiglia quale dimensione sociale definita in una unica forma e per questo pregna di supposti significati valoriali influenti sull’intera società.
Senza voler sminuire quanto indicato dall’art. 29 della Costituzione1 il cui testo peraltro va storicizzato nel tempo della sua approvazione (1948) e ugualmente senza sottovalutare, per i credenti, la formazione della famiglia quale “frutto di un discernimento vocazionale“ e il matrimonio quale “segno sacramentale del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa”, così come citato nell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco2, sembra parimenti doveroso segnalare che la realtà della condizione familiare è assai complessa e supera ampiamente, dal lato qualitativo e quantitativo, i modelli relazionali/familiari ora citati. In fondo la citata Esortazione apostolica in più parti dà evidenza a codesta complessità indicando modalità opportune di approfondimento e di avvicinamento pastorale.
Articoli di giovani studiose su una selezione di pagine delle più grandi intellettuali del Novecento
di Maurizio Ambrosini in "Avvenire" del 13 febbraio 2025
Bisogna partire da un dato: a dispetto delle vibranti campagne in difesa dei confini, gli immigrati servono. Sta accadendo in tutta Europa, anche perché dai Paesi dell’Est integrati nell’Ue (Polonia, Romania, Bulgaria...) ormai non ne arrivano più, o comunque non a sufficienza.
La contraddizione tra politiche dichiarate, all’insegna di slogan contro l’invasione, e politiche praticate, che invece hanno riaperto agli ingressi per lavoro, diventa particolarmente stridente nel caso italiano.
Nelle pagine di Cristina Campo selezionate e commentate con maestria da Caterina Zamboni Russia si coglie un triplice movimento. Il primo è un movimento di ritorno alle origini, alla natura – umana, minerale, vegetale o animale che sia. Il secondo traspone in chiare, piane parole la bellezza e la forza che essa serba e schiude, perché fuori dalla parola esatta quella bellezza e forza si perdono, almeno per noi. Un terzo movimento, infine, rompe il cerchio nel quale vorremmo che i primi ci chiudessero, incantati. Qualcosa, infatti, in quella natura e in quelle parole tanto profondamente amate apre ad altro, a un’origine e a un ordine diverso, cui non possono che far cenno lasciandoci inquieti e spaesati, finché l’abisso non risponda all’abisso, per grazia, e tutto sia ridente e salvo.
Paolo Bettiolo
di Paolo Naso in "Avvenire" del 27 febbraio 2025
Qualche mese fa Donald Trump si è fatto sponsor di una speciale edizione della Bibbia fregiata della scritta “Dio benedica gli Usa”. «Molti di voi non l’hanno mai letta - dichiarò in appoggio al lancio di quell’edizione, per altro sollevando il legittimo dubbio se egli l’avesse letta. La religione e il cristianesimo sono le cose più grandi che mancano in questo Paese, e credo davvero che dobbiamo riprenderceli indietro e dobbiamo farlo in fretta».
In quei giorni era una strategia difensiva e una mossa elettoralistica tese a conquistare il consenso di un elettorato allora ancora dubbioso sulle virtù cristiane del candidato. Oggi, a pochi giorni dalla istituzione alla Casa Bianca di un “Ufficio per la fede” diretto dalla predicatrice Paula White, l’immagine di Trump con la Bibbia o del presidente raccolto in preghiera mentre viene benedetto dai pastori evangelical del neocostituito “Ufficio della fede” diventano l’icona di un programma che adotta simboli e linguaggi politici.
di Felice Vian e Giorgio Franceschetti, già professori dell’Università degli studi di Padova, hanno predisposto un rapporto riguardante la consistenza dei sacerdoti della Diocesi di Padova (la terza per importanza demografica in Italia) tra 25 anni. Il lavoro era stato stimolato dal libro di Andrea Riccardi La Chiesa brucia. Crisi e futuro del Cristianesimo.
Non so se cambiando le cose miglioreranno, ma so che per migliorare devono cambiare
(Tao Tze)
1. Premessa
Andrea Riccardi nel suo libro La Chiesa brucia (Laterza 2021) con riferimento alla Chiesa cattolica, si pone il quesito fondamentale “declino o crisi”? Se la prospettiva è il declino non resta che gestire la “sopravvivenza”, se invece è la crisi, la prospettiva è il “cambiamento”. Coerenti con il messaggio evangelico che invita all’ottimismo e alla speranza, non possiamo che assumere la prospettiva del cambiamento.
di Luigi Bartolomei in SettimanaNews, 23 dicembre 2024
Le chiese delle diocesi italiane secondo il censimento che la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) porta avanti dal 2000, sono circa 67.700. La gran parte di esse è dotata di scheda pubblica online, accessibile sul portale BEWEB (Beni ecclesiastici sul Web), ove si possono trovare notizie storico-descrittive sulla propria parrocchia o sulla chiesa d’affezione.
Chiese in vendita: quando il sacro incontra il mercato
Tuttavia, a questo preziosissimo regesto, sfuggono ancora molti immobili, poiché la CEI, in questo primo scandaglio delle chiese d’Italia, ha adottato quali criteri selettivi la permanenza dell’uso liturgico (ancorché saltuario) e la proprietà diocesana. Si intuisce che le chiese escluse da queste categorie siano numerose, sebbene quantificarle sia una scommessa. Si devono infatti stimare gli edifici di culto nella proprietà degli ordini religiosi (da quelli medievali a quelli ottocenteschi e contemporanei), gli oratori e le chiese delle confraternite, quelle che appartengono allo Stato (Fondo edifici di culto – FEC – in testa, ma anche Demanio) e quelle afferenti ad altre proprietà pubbliche (Comuni, Aziende sanitarie locali ecc).
Sono verticale, recita il titolo di una poesia di Sylvia Plath che Marta Bonaventura sapientemente commenta. L’incipit recita: Ma preferirei essere orizzontale, perché solo allora, prosegue, distesa, dormiente, c’è colloquio tra il cielo e me; solo quando sarò distesa per sempre, morta, solo allora gli alberi mi toccheranno e i fiori avranno tempo per me. Prima, la mente la rende verticale, la sbalza fuori dal mondo al quale così non può aver parte. Non c’è in queste righe, in questa confessione di sventura, alcun Padre nei cieli, verso il quale “non possiamo fare alcun passo”, perché “non si cammina in verticale”, ma a cui si può rivolgere lo sguardo, perché “sta a lui cercarci” – in spe.
Lo scriveva Simone Weil – e l’accostamento invita a pensare.
Paolo Bettiolo
Pur non essendo particolarmente interessata allo star system hollywoodiano, c’è un caso che mi sta coinvolgendo molto negli ultimi mesi: si tratta della disputa che oppone la potente coppia Ryan Reynold e Blake Lively al molto meno noto attore, regista e produttore di origine ebrea e italiana Justin Baldoni. La questione è ampia e ruota attorno a un film sulla violenza domestica (“It ends with us”) tratto dal libro omonimo di cui Baldoni ha acquisito i diritti e che ha poi prodotto, diretto e interpretato. L’attrice protagonista, Blake Lively, ha – nel corso della produzione e post produzione – avanzato sempre maggiori richieste di controllo, fino ad arrivare a impedire a Baldoni di presenziare alla prima del film, con la minaccia che se lui fosse stato presente lei e il famosissimo marito l’avrebbero boicottata. In tutto questo la Lively ha condotto una campagna di promozione del film non parlando mai di violenza domestica, ma utilizzando le occasioni pubbliche per promuovere la propria marca di shampoo e – cosa ben peggiore visto l’argomento – di superalcolici. Nei mesi estivi i social si sono scatenati a causa di questi suoi atteggiamenti, rivangando vecchie interviste che ne dimostravano il carattere difficile e Lively per tutta risposta ha denunciato Baldoni di aver orchestrato una campagna di diffamazione contro di lei e per averla abusata sessualmente nel corso delle riprese.
Una donna ancora giovane oziosamente distesa in una mattina di sole all’ombra di un albero. Fiori cadono stupendi su di lei che, staccati dai rami, presto si sfanno. L’enigma di questa bellezza tanto vana nella sua caducità la induce a pensare al suo stesso veloce e vano passare. Ieri, giovanissima, un giovane si era fermato davanti a lei, poi era già suo sposo, difficile quanto amato, e ora lì in quell’ora piena di sole pensa cupa che non vuole un figlio… Un secondo figlio. Un piccolo bimbo gioca vicino a lei e ora richiama la sua attenzione. Lei lo guarda ostile, lui sorride non credendole, solare… e la sua bimba fiducia gioiosa la attira commossa vicino a lui.
Tutto qui. La vita è un terribile enigma, scrive Katherine Mansfield… ma, se non forse un fiore, un bimbo in una breve ora felice apre a incontenibile grazia, annota Eva Avesani.
Paolo Bettiolo
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Vi scrivo oggi per rivolgervi alcune parole in questo delicato momento che state vivendo come Pastori del Popolo di Dio che pellegrina negli Stati Uniti d’America.
1. Il cammino dalla schiavitù alla libertà compiuto dal Popolo d’Israele, così come narrato nel libro dell’Esodo, ci invita a guardare alla realtà del nostro tempo, così chiaramente segnata dal fenomeno della migrazione, come a un momento decisivo nella storia per riaffermare non soltanto la nostra fede in un Dio che è sempre vicino, incarnato, migrante e rifugiato, ma anche nella dignità infinita e trascendente di ogni persona umana [1].
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Patrilineare. Una storia di fantasmi
di Enrico Fink
Lindau 2025
Quel che manca non si può contare. Re Salomone e il libro di Qoèlet
di Brunetto Salvarani
EDB 2024
Tutti i mondi possibili. Un'avventura nella grande biblioteca dell'evoluzione
di Telmo Pievani
Raffaello Cortina editore 2024