Pubblichiamo il contributo di fr. Lorenzo Raniero ofm, preside dell'ISE di Venezia, all'incontro con il teologo brasiliano Marcelo Barros "La grammatica del dialogo" che si è svolto ad Altino (Venezia) il 24 settembre 2022.
È indubbiamente riconosciuto da tutti che nella Chiesa cattolica la vera stagione del dialogo è iniziata con il Concilio Vaticano II, evento straordinario di grazia con cui la Chiesa tende la mano al mondo contemporaneo e desidera entrare in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. La conferma di questo proposito e l’invito alla sua prosecuzione è ribadito anche nell’Enciclica programmatica di Paolo VI Ecclesiam suam (1964) all’inizio del suo pontificato nella quale invita tutta la Chiesa a stabilire relazioni con il mondo che la circonda e in cui essa vive e lavora (cf. ES, 13).
di Piero Stefani
Anche all’epoca di Gesù e delle prime comunità, l’ebraismo era plurale. La polemica di Gesù e di Paolo era rivolta ad alcuni filoni e quali? E invece la loro appartenenza e i loro legami con quali altri gruppi erano? E viceversa quali gruppi di ebrei li riconoscevano come appartenenti all’ebraismo? E quali invece erano ostili?
Comincio dalle ultime due domande per cercare di approdare a una prospettiva utile per chiarire anche altre questioni. Il problema in esse non sembra ben posto; vi si introduce, infatti, un’alternativa mentre è solo la sua mancanza a rendere comprensibile il panorama: si era ostili alle comunità dei credenti in Gesù Cristo proprio perché le si riteneva parte del popolo ebraico.
di Carlo Bolpin
Una prima valutazione
Si può dare una prima generale valutazione di questa fase iniziale del Sinodo in Italia? È troppo sbrigativo costatarne il mancato decollo? Anche se molto provvisorio questo giudizio serve per capire come proseguire.
La prima osservazione è la mancanza di entusiasmo, che ricordo molto forte anche tra noi giovani (allora) nel periodo del Concilio e di Giovanni XXIII. Prevale ora piuttosto la sfiducia anche in chi partecipa ai gruppi sinodali e il disinteresse generale. Utile è confrontarci sui motivi.
Ripensiamo a questi 50 anni guardando dentro la nostra piccola storia che è giunta fin qui nonostante le difficoltà incontrate. Consapevoli della nostra precarietà e dei nostri limiti, pensiamo che essere stati una "comunità di amici in ricerca", e tutt’ora lo siamo, sia stata e sia, la condizione più importante per un’autentica ricerca di un cammino di fraternità.
Il sentirsi piccoli, ma forti nell’amicizia condivisa, è stato lo stimolo per cercare di capire quali fossero le nostre responsabilità non solo di uomini e donne che vogliono camminare insieme, ma anche di credenti che si sforzano di restare fedeli al Vangelo.
di Angelo Favero
Ho cercato di leggere con attenzione le relazioni che ci sono state trasmesse dall’apposito comitato coordinatore. Questo gruppo ha raccolto le varie riflessioni e indicazioni dalle diverse parti della nostra diocesi [Venezia, ndr] intorno all’impegno di riflettere sulla situazione attuale della Chiesa. E’ la grande novità di questo Sinodo, che ha già preso avvio con l’ascolto della base cristiana e con la raccolta delle varie indicazione; senza dubbio l’obiettivo iniziale era ed è quello di esprimere il sentire del popolo di Dio che vive nelle varie località di questo mondo, oggi tormentato dalla guerra e da altri diversi conflitti in Asia e in Africa.
di Piero Stefani
Va superata la contrapposizione tra ebraismo = Legge e cristianesimo = amore, è perciò necessario cambiare il linguaggio di tanta catechesi, predicazione; ma non è proprio Paolo che insiste su questa contrapposizione? O forse la sua opposizione non si riferisce alla tradizione ebraica ma all’ebraismo dominante al suo tempo?
Paolo non contrappone Legge e amore. Per averne una conferma è sufficiente trascrivere, nella sua interezza, un brano della lettera ai Romani:
L'Associazione e Rete dei Viandanti chiede alla Conferenza episcopale italiana di istituire una commissione indipendente per conoscere l’entità della diffusione della pedofilia nella nostra Chiesa.
Il testo elaborato dal GRP e approvato dal Consiglio direttivo dell’Associazione è stato sottoscritto da 26 dei 31 gruppi aderenti alla Rete (tra cui l'Associazione/Rivista Esodo).
Nell’imminenza dell’Assemblea generale della CEI (23-27 maggio), è stato inviato alla Presidenza della CEI, al Presidente del Servizio nazionale Tutela Minori, ai Presidenti delle Commissioni episcopali, ai Presidenti delle Conferenze episcopali regionali e agli organi di stampa.
Pubblichiamo di seguito il documento.
Pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore, un articolo di Domenico Canciani e Maria Antonietta Vito, tratto dal libro In dialogo con Simone Weil, a cura di Paolo Farina e Maria Antonietta Vito (Effatà Editrice, Torino 2015). Si tratta di un’opera a più mani, scritto a seguito di più incontri presso la comunità di Bose di Ostuni, in Puglia, sulla «Lettera a un religioso» di Simone Weil.
La nostra riflessione su alcuni punti della Lettera a un religioso si articola in due parti. Nella prima ci facciamo carico del delicato tema di un antigiudaismo effettivamente presente nel pensiero di Simone Weil mentre, nella seconda, mettiamo a fuoco il suo rapporto, anch’esso problematico, con il cristianesimo e l’esigenza di viverlo, e di proporlo all’uomo contemporaneo, in una forma pienamente e finalmente incarnata.
Pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore, un articolo di Paolo Farina e Maria Antonietta Vito, tratto dal libro In dialogo con Simone Weil, a cura degli stessi (Effatà Editrice, Torino 2015). Si tratta di un’opera a più mani, scritto a seguito di più incontri presso la comunità di Bose di Ostuni, in Puglia, sulla «Lettera a un religioso» di Simone Weil.
La nostra riflessione su alcuni punti della Lettera a un religioso si articola in due parti. Nella prima ci facciamo carico del delicato tema di un antigiudaismo effettivamente presente nel pensiero di Simone Weil mentre, nella seconda, mettiamo a fuoco il suo rapporto, anch’esso problematico, con il cristianesimo e l’esigenza di viverlo, e di proporlo all’uomo contemporaneo, in una forma pienamente e finalmente incarnata.
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