di Italo De Sandre
Non so se sia utile affrontare oggi i problemi posti così complessi partendo da una riflessione nobilissima che ha come lemma centrale il peccato (punto 1 domande ). In un convegno di BIBLIA sul MALE di molti anni fa, ricordo bene un'espressione di Salvatore Natoli di cui cito il "senso per me": se pensate al male, non occorre che andiate a scomodare Dio, pensate al male agito e subìto dagli uomini… Dopo aver seguito lo sviluppo del "pensiero complesso" e per quanto possibile i fondamenti delle neuroscienze, di quell’idea sono ancora del tutto convinto.
di Carlo Bolpin
Nei quotidiani più qualificati trovate i titoli accademici, i molti saggi scritti e la loro importanza per la storia dell’economia, le Università italiane e straniere in cui ha insegnato Gianni Toniolo. Gli articoli si possono leggere cercando su Google.
Io penso ai colloqui rimasti in sospeso e agli appuntamenti previsti che non potremo più avere, almeno in questa vita. Mi rimangono il dolore e il silenzio. Tristezza e rimpianto per non aver risposto al suo ultimo messaggio in ottobre e quindi non aver avuto la sua risposta, mai ovvia e sempre con un ragionamento mai giudicante anche se netto, senza sconto. Come mi ha scritto “dobbiamo tutti stare in guardia contro l'assolutizzarle e il pensare che le nostre siano ‘giuste’ e quelle dell'altro ‘sbagliate’. Ci proviamo. D'altronde parliamo sempre di "atteggiamento d'ascolto".
di Paolo Naso
Si discute di crisi della globalizzazione. E’ una tesi che condivido e che ci dovrebbe indurre a ripensare questo grande processo economico e politico che ha caratterizzano gli ultimi decenni. La delega di poteri propri degli stati a organismi sovranazionali sua origine, l’apertura dei mercati, il superamento dei blocchi militari hanno segnato un tempo che, idealmente, possiamo fissare tra la nascita delle Nazioni Unite e la crisi dei mercati finanziari che ha raggiunto la sua acme nel 2008. In questo lungo lasso di tempo la globalizzazione è stata celebrata e persino idolatrata come il processo che avrebbe ridotto le conflittualità, allargato i confini e promosso i diritti umani.
di Maurizio Ambrosini
Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore, l’articolo di “Avvenire” dell’8 novembre 2022 «Emergenza sbarchi», l’uso politico. Sono persone non rifiuti.
Sul fronte politico-mediatico è, dunque, tornata l’emergenza sbarchi. Il neo-insediato governo Meloni ha immediatamente rieditato la guerra alle Ong e ai partner europei, già targata Salvini. E negli stessi giorni, con meno clamore, ma con effetti pratici ancora più perniciosi, ha rinnovato il memorandum d’intesa con la Libia, nonostante le denunce sempre più numerose, documentate e autorevoli di abusi e maltrattamenti, fino alle torture e alle uccisioni, a danno di migranti e profughi detenuti e, se in fuga, intercettati e rimandati nei centri di detenzione gestiti sia dal governo, sia da milizie locali.
Esodo aderisce al seguente appello.
Come organizzazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione e che si occupano della promozione dei diritti fondamentali, ci rivolgiamo ai Ministri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture del Governo Italiano, perché sia immediatamente consentito lo sbarco di tutti i naufraghi soccorsi negli scorsi giorni nel Mediterraneo Centrale, da giorni in attesa a bordo delle navi di salvataggio.
Il Decreto del Ministero dell’Interno del 4 novembre 2022, scritto di concerto con il Ministero della Difesa e il Ministero delle Infrastrutture, con il quale si pretende di riservare lo sbarco alle sole persone “che versino in condizioni emergenziali” e di respingere le altre fuori dalle acque territoriali, si pone decisamente in contrasto con il divieto di respingimento collettivo, e potrebbe portare a una nuova condanna dell’Italia per respingimenti illegali, come già fu nel 2012. Il Tavolo Asilo e Immigrazione sottoscrive, a questo proposito, l’analisi e l’appello proposto da Magistratura Democratica e allegato a questo comunicato stampa.
Pubblichiamo la riflessione dei presidenti dei movimenti cattolici ed ecumenici in vista della manifestazione nazionale a Roma il 5 novembre per il cessate il fuoco immediato in Ucraina e il negoziato
Diciamo No alle armi nucleari e SÍ a forti gesti di pace e di dialogo
A pochi giorni dalla grande manifestazione per la pace del 5 novembre a Roma e uniti a Papa Francesco, offriamo questo contributo di riflessione al dibattito e al confronto in corso sul drammatico problema della guerra e sulla necessità di avviare concreti percorsi di pace.
di Mara Rumiz
Il 90% delle vittime delle guerre sono civili, un terzo dei quali bambini. E’ quindi questo il nemico? Chi paga il prezzo della guerra? La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani. Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare. Un mondo senza guerra è un’utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realtà. (Gino Strada. “Abolire la guerra unica speranza per l’umanità”. Discorso alla cerimonia del Right Livelihood Award 2015).
Siamo nel pieno di una guerra alle porte di casa.
di Antonella Visintin Rotigni, Commissione Globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Premessa
Quando a fine anni ’80 ho cominciato a realizzare che le coordinate del pensiero collettivo, e quindi il patto sociale, stavano cambiando intorno a me, è stato a causa della scomparsa delle persone che consideravo di riferimento, persone di cui appuntavo confusamente le parole in un percorso personale di discernimento di un sentiero di giustizia e di senso.
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