Comunque nude 
Ester Lunardon e Ludovica Piazzi (a cura di)
Mimesis 2023

L'associazione “Mi riconosci”, che raccoglie lavoratori e, soprattutto, lavoratrici dell'area della storia dell'arte, dell'archivistica, del restauro e della conservazione delle opere d'arte, ha promosso nell'autunno del 2021 un censimento delle sculture dedicate a donne. La ricerca è stata delimitata alle statue a tutto tondo, a un arco temporale ben specifico (dal XVIII secolo all’ottobre 2022) e non sono state considerate le donne usate come simboli (libertà, vittoria ecc.), le Madonne e le statue che si trovano in contesti privati.
Da questo censimento è nato il volume Comunque nude, la rappresentazione femminile nei monumenti pubblici italiani curato da Ester Lunardon e Ludovica Piazzi, e composto da capitoli scritti da studiose competenti in diversi campi. C’è, per esempio, un capitolo dedicato interamente ai materiali e alla conservazione. Alla fine si trova una bibliografia essenziale, alcune illustrazioni e un utile elenco delle statue pubbliche finora censite.

Un libro che risponde, o meglio prova a rispondere, in modo interessante e utile anche per i non addetti ai lavori a domande semplici, del tipo: Cosa è un monumento? Quante donne sono state rappresentate? Quali? Come? Dove? Perché? Quando? A chi e a cosa serve?
La prima domanda è fondamentale, forse anche la più difficile perché un monumento per definizione semplifica, "congela", fissa in un momento, una posa, un gesto, qualcosa che vorrebbe essere un messaggio, e che quindi è più articolato.  
Quante e quali? Ovviamente sono molto poche. Ma la questione centrale non è tanto il numero ma come vengono rappresentate. Ci sono donne che hanno fatto opere importanti lungo tutta la loro vita che vengono rappresentate come giovani al ballo delle debuttanti o giornaliste morte in circostanze drammatiche che vengono rappresentate… nude. Ci sono statue dedicate ai lavori “tipici” delle donne, come le lavandaie in pose che si direbbero quanto meno inadeguate, o quelle dedicate a mogli e madri di marinai importanti solo per il ruolo di cura e attesa. In sintesi, tranne qualche (rarissima) eccezione le statue censite non sono mai “neutre” ma rappresentano l’idea della donna e del corpo femminile ancora terribilmente legate allo sguardo maschile e ai ruoli tradizionali.

Dalla lettura del volume emergono ancora molte altre riflessioni e suggestioni. Come viene sottolineato nel capitolo conclusivo, trovo significativo che un oggetto, come un monumento, spesso quasi non si nota o non si nota più forse perché ci si fa l’abitudine, diventa parte del panorama. Invece un monumento racconta la storia e le idee di ogni tempo, anche del nostro. Varrebbe veramente la pena perciò di “perderci un secolo in più”, come canta De Andrè nella canzone Le Passanti. Questo, mi pare, è ciò che hanno fatto le Autrici e che ci invitano a fare.

di Anna Urbani

 

Ester Lunardon e Ludovica Piazzi (a cura di)
Comunque nude 
Mimesis 2023, pp. 248, euro 20,90