Parti in casa a Venezia. Storia di un'ostetrica femminista e delle sue colleghe 
di Franca Marcomin
Il Poligrafo 2024

Questo libro narra la storia dell'autrice e quella delle ostetriche che, a partire dagli anni Ottanta, nel territorio veneziano, e in provincie limitrofe, hanno aiutato le mamme a partorire nelle proprie case e hanno dato valore ai saperi, alle pratiche e alle relazioni femminili presenti nella scena della nascita. Il loro è stato un lavoro collegato a un movimento politico nazionale e internazionale che ha modificato a livello profondo la cultura sulla nascita.
Dopo più di quarant'anni di attività scrivere questo libro è servito all'autrice a restare nella professione non più in una pratica clinica ma di memoria e testimonianza. Pur non scritto collegialmente con le colleghe, il libro raccoglie gran parte dell’esperienza comune e, in particolare, le voci di alcune di loro, restituite attraverso delle interviste.
Non potevano mancare nel libro le altre protagoniste di questa storia: alcune delle donne che hanno scritto la loro testimonianza e che hanno partorito con le ostetriche di Mestre.
Vi è anche una parte dedicata alla legislazione sulla possibilità di scelta dei luoghi del parto, tra cui il domicilio.

Se il libro è riuscito a venire alla luce, è stato grazie al sostegno di Alessandra De Perini e dal confronto con lei la storia di Franca si è arricchita dello sguardo e dei guadagni del femminismo della differenza sessuale e ha potuto rileggerla in questa luce.
In un tempo in cui si cerca di cancellare la madre attraverso l’utero in affitto, uno degli obiettivi del libro è stato dare valore all’opera incessante delle madri, che è un'opera materiale e spirituale, perché le madri oltre a dare la vita insegnano a parlare, proteggono, nutrono, fanno crescere le creature piccole, se ne prendono cura, orientandole alla libertà e alla ricerca della felicità.

Questo libro è anche rivolto alle giovani ostetriche che si laureano, affinché svolgano la professione tenendo conto dell’opera femminile di civiltà di cui sono parte e di un’eredità di conoscenze, di percorsi di ricerca e di presa di coscienza di tante altre donne che sono venute prima di loro. Le giovani che cominciano la professione non partono da zero: c’è una genealogia femminile a cui possono riferirsi che costituisce un precedente di forza; c’è un’ampia bibliografia nazionale e internazionale di saggi, articoli, narrazioni, filmati, riflessioni e testimonianze; ci sono donne pioniere che hanno aperto uno spazio di possibilità, hanno preso posizioni radicali e offerto orizzonti più ampi a tutte: vanno riconosciute, studiate, valorizzate. Questa professione ha bisogno di femminismo è il titolo di un capitolo, perché le donne oggi domandano alle ostetriche non solo competenza tecnica, ma sempre più ascolto, attenzione, accoglienza affettiva, solidarietà tra donne; chiedono di essere aiutate a diventare più sicure di sé e più autonome. In questo lavoro oggi c’è meno manualità e più simbolico, c’è arte “maieutica”, capacità di far emergere dalle singole donne la loro forza e competenza.

Viene messa in evidenza la fondamentale funzione di formazione e trasmissione di memoria che hanno svolto in questi anni in Italia la rivista "Donna & Donna", "Il giornale delle ostetriche" e la Scuola Elementale di Arte Ostetrica che hanno spostato l’attenzione da una preparazione rigorosamente tecnico-scientifica a una realtà di saperi e di pratiche femminili. Il conflitto aperto dalle ostetriche negli anni Ottanta con il potere maschile è ancora in corso e va portato avanti per impedire che l’orizzonte si richiuda, anche se oggi molte cose sono cambiate in positivo. Per esempio, le giovani madri si sentono sempre più protagoniste, i padri sono presenti accanto alle loro compagne che partoriscono, diversi ginecologi e ginecologhe riconoscono il lavoro e il sapere delle ostetriche.

Franca racconta il suo percorso lavorativo, le motivazioni alla professione, le maestre incontrate, i libri importanti per la sua formazione, il suo sentirsi ecofemminista, alcuni simpatici ricordi dei parti assistiti. Racconta la storia dei gruppi di ostetriche costituitisi a Mestre dagli anni Ottanta in poi, una storia che è presente anche nella mostra online di Mestrenovecento insieme a molte associazioni di questa città. Racconta le lotte di quegli anni da parte delle donne che chiedevano un'assistenza umanizzata negli ospedali, l'azione importante del Progetto Nascere Meglio e di Medicina Democratica che hanno fatto richieste sul cambiamento dell'assistenza negli ospedali di Villa Salus ed ex Umberto I, che è stato in parte attuato.

Un'affermazione del libro importante da sottolineare è che le partorienti e le ostetriche che hanno vissuto e praticato i parti in casa (e che continuano), hanno contribuito a modificare le condizioni del partorire negli ospedali e hanno dato vita a un sapere femminile che continua a trasformare la cultura della nascita nella nostra società. Io penso che abbiano dato forza a tutte le donne che partoriscono e alle istituzioni ospedaliere abbiamo dato orientamento per modificarsi in meglio.

Nadia Lucchesi ha scritto una recensione che tra le altre cose dice: Franca è un’ostetrica che ha incrociato la sua strada con il percorso filosofico, mantenendo sempre come bussola il pensiero delle donne... Il sapere che Franca ci trasmette rappresenta uno scacco per la cultura di tradizione maschile: si può essere vere filosofe e vere ostetriche perché significa costruire un sapere che tiene insieme la verità dell’esperienza dei corpi con la consapevolezza che il mondo può e deve essere trasformato secondo criteri diversi da quelli dell’ordine costituito, fondato su logiche di mercato e sul primato dei rapporti di forza.

di Franca Marcomin

Franca Marcomin
Parti in casa a Venezia. Storia di un'ostetrica femminista e delle sue colleghe 

Il Poligrafo 2024, pp. 152, euro 24,00