Se solo il mio cuore fosse pietra
di Titti Marrone
Feltrinelli 2022
“Rammentare è rammendare”: questo si dicono e a questo credono le operatrici, psicoanaliste, infermiere ed educatrici che si sono occupate dei bambini e delle bambine ebrei, anche molto piccoli, che hanno vissuto l’esperienza traumatica delle leggi razziali e delle conseguenze che queste hanno comportato nei diversi paesi d’Europa. Già durante la seconda guerra mondiale, ma soprattutto negli anni immediatamente successivi, grazie al lavoro della Croce Rossa e dei comitati ebraici, molti bambini sono arrivati in Inghilterra e sono stati accolti in strutture messe a disposizione spesso da privati per accudirli, aiutarli a crescere e a ritrovare, se possibile, le loro famiglie o comunque una famiglia.
Il libro dal titolo Se solo il mio cuore fosse pietra di Titti Marrone racconta l’esperienza della villa di Lingfield, il luogo dove le operatrici, sotto la guida della dottoressa Alice Goldberger, hanno avuto la supervisione di Anna Freud.
All’inizio del volume è riportato l’elenco dei bambini, la loro età, la loro provenienza e una loro caratteristica biografica. Veniamo così subito a sapere che alcuni venivano dai campi, come Terezin e Auschwitz, altri invece sono stati nascosti, o in case private o negli orfanatrofi o nei conventi. Le diverse esperienze traumatiche vanno dalla separazione dai genitori condivisa da tutti, per alcuni violenta, per altri apparentemente meno, alla deportazione e alla sopravvivenza nei campi, al vivere nascosti. Diverse quindi le provenienze ma molto simili le reazioni, prima di tutto nei confronti degli adulti che adesso sono lì per aiutarli ma che nei loro ricordi hanno rappresentato sempre e solo violenza e insensatezza, paura e sopraffazione.
Le operatrici, secondo le indicazioni di Anna Freud, osservano quanto accade nelle relazioni tra i bambini, sia per esempio tra di loro, sia nei confronti del cibo o dei giocattoli. Con tanta pazienza accettano che ciascun bambino e ciascuna bambina prenda la misure di questo nuovo mondo dove non occorre nascondere il cibo o le posate, dove si può giocare insieme e anche gli animali possono essere rispettati e amati.
Si vorrebbe avere un cuore di pietra per sopportare il dolore e la sofferenza che questi bambini hanno patito. Ma è proprio il cuore di carne che ha consentito alle operatrici di costruire futuri possibili per tutti questi bambini e bambine.
di Anna Urbani