La Resistenza delle donne
di Benedetta Tobagi
Einaudi 2022
La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi, vincitrice del premio Campiello, potrebbe essere un libro su una qualità considerata "specifica" delle donne, anche grazie al ruolo che è stato dato loro per motivi sociali ed economici, o meglio ancora di genere. Ed effettivamente lo è, ma è soprattutto il racconto con parole e immagini, cioè fotografie storiche, di quanto e come le donne abbiano partecipato al movimento di liberazione dal nazifascismo.
Tobagi descrive il modo in cui le donne hanno vissuto quegli anni, partendo dalle cose più semplici ma mai banali, come procurare e cucire gli abiti per vestire sé stesse, i partigiani e i soldati che abbandonavano il fronte dopo l'8 settembre 1943, o occuparsi del cibo e della cura, più infermiere che mediche, fino a imbracciare le armi o fare le staffette, ruolo che è stato successivamente molto ridimensionato, ma che invece l’Autrice tende giustamente a far risaltare, visto il grandissimo rischio che queste donne correvano e l’altrettanto grandissima importanza di ciò che facevano, qualunque cosa portassero, che fossero volantini, informazioni o bombe. Figlie, madri, sorelle, fidanzate, mogli o semplici cittadine, per tutte, partecipare attivamente alla Resistenza ha voluto dire prendere in mano la propria vita, rivendicando libertà e uguaglianza, è stato un momento di emancipazione e di sorellanza, anche se non si riesce a trovare il femminile di “affratellarsi”. In fondo, scrive Tobagi, “dare la vita", altro specifico femminile, almeno così dicono, vuol dire entrambe le cose: far nascere ma anche morire.
La partecipazione delle donne, e la sua qualità, come sempre è accaduto nella storia, vanno cercate tra le righe dei racconti. Sottolinea Tobagi come, dalla liberazione e fino a quando le storiche hanno iniziato ad occuparsene, le donne siano tornate, o meglio siano dovute tornare “zitte e buone”. E questo ha rappresentato una grande delusione per tutte, qualcuna diceva “meglio essere morte”. Infatti l'Italia era un paese molto bigotto e tradizionalista, sia durante il fascismo sia dopo. Non sono state aiutate in questo neanche dal partito comunista che doveva essere anzi più realista del re, nel timore di essere relegato ai margini della vita politica.
L’Autrice si sofferma anche su aspetti dolorosi e violenti della guerra, come gli stupri che non vengono mai nominati quando si parla di Resistenza ma che invece hanno riguardato anche questa guerra.
Il libro è dedicato a tutte le antenate, nominate quando possibile una ad una; nell’ultimo capitolo Tobagi immagina una genealogia non tanto di sangue quanto di vita e di passione per “prendere la rincorsa dal passato e spiccare il volo”.
di Anna Urbani