Il Vangelo degli angeli
di Eraldo Affinati
Harper Collins 2021
Ho letto con molta curiosità Il vangelo degli angeli, ultimo libro di Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, impegnato nell'integrazione delle persone migranti a partire dall’insegnamento della lingua italiana.
Affinati racconta ancora una volta la storia di Gesù, nel libro “il nazareno”; il modo è sicuramente originale. Come ci si può aspettare, l’autore riempie diciamo così i vuoti dei racconti canonici con la narrazione di contorno dei diversi personaggi evangelici, ma poi, ecco la novità, inserisce eserciti e legioni di schiere angeliche, variamente descritte negli abiti e nelle mansioni divine. Agli interventi degli angeli attribuisce molto di ciò che non si spiegherebbe della storia di Gesù e tali interventi servono allo scrittore per aggiungere commenti ai nudi fatti canonici.
"Gesù chiama alla riflessione" sono le parole di Dietrich Bonhoeffer che Affinati cita. Questo è sicuramente ciò che l'autore continuamente fa e invita a fare durante il racconto: cosa aveva voluto e vuol dire ancora il nazareno con quei gesti e quelle parole di duemila anni fa? Sotto traccia sta la domanda: perché non lo hanno e non lo abbiamo capito?
Dicono i saggi ebrei che bisogna saper leggere anche il bianco tra le lettere della Torah, e non solo perché lì stanno le vocali ed è quindi grazie al bianco che le parole acquistano una pluralità di significati, ma anche perché vanno letti pure i non detti o il non verbale. Insomma ogni scrittura, un po' come la vita, ha molti livelli di lettura.
Mi pare che questo libro si muova proprio in questa direzione. E in questo senso trovo che lasci parecchio "bianco" per la mia sensibilità, cioè i volti, i corpi e le voci delle donne. Ovviamente avendo per cosi dire trasposto il materiale evangelico poco c'era a loro riguardo, ma ancora a maggior ragione l’autore avrebbe potuto provare a raccontarlo.
Si sa che gli angeli tradizionalmente non hanno sesso, ma l’impressione che il non sesso coincida con il sesso maschile è molto forte. Perciò quando, alla fine del libro, gli angeli che intervengono, sostengono e trascrivono le vicende umane, diventano gli angeli custodi dei bambini e delle bambine, ci si può domandare se questa non avrebbe potuto essere un’occasione di pensare a degli angeli al femminile e quanto questo, in effetti, avrebbe potuto e potrebbe riscrivere la storia!
di Anna Urbani