Ripartire dal desiderio
di Elisa Cuter
Minimum fax 2020
Ripartire dal Desiderio è un libro che sorprende, anzi che sovverte non solo quei modi di pensare diventati quasi consueti, ma anche quelli che si ritengono più progressisti o avanzati.
L’autrice, Elisa Cuter, dottoranda e assistente di ricerca a Babelsberg in Germania, si occupa di critica cinematografica e di questioni di genere.
Si tratta di un libro che aiuta a pensare le relazioni e il mondo in modo più complesso e meno rigido, a partire dalla questione di genere.
A cominciare dall’inizio del libro quando Cuter racconta cosa accadeva a Non è la Rai, trasmissione di un certo successo nei primi anni Novanta del secolo scorso e che secondo alcuni ha contribuito in maniera rilevante a cambiare il modo di fare televisione: all’epoca una giovanissima apparentemente ingenua, messa lì come a caso, Ambra Angiolini conduceva un programma “telecomandata” tramite un auricolare da un signore di mezza età un po’ marpione che faceva di nome Gianni Boncompagni. Per fare, come si dice, audience, chi aveva bisogno di chi? La giovane che si muoveva “comandata” o il vecchio che non poteva mostrarsi così com’era?
Alcuni passaggi del libro sono particolarmente difficili da accettare, ma li senti “veri” e forse proprio per questo indigesti: per esempio quando, a proposito del rapporto tra capitalismo, patriarcato e femminismo, l’Autrice racconta come il capitalismo si regga soprattutto sulle donne in quanto sono le maggiori consumatrici di beni. Non ci riconosciamo un po’ tutte, occidentali, bianche, di ceto medio?
Dobbiamo continuare a indignarci per le esclusioni e le discriminazioni delle minoranze, in particolare proprio di quella appartenente al genere femminile, ma anche prendere sul serio parole importanti come intersezionalità ed essenzialismo, lavoro di produzione e di riproduzione, maternalismo e mascolinità, cura e violenza, sesso e potere. Parole che dicono in estrema sintesi da un lato che non si deve dare niente per scontato e dall’altro che non si devono mai imprigionare le persone in schemi considerati “naturali”. È per questo che Cuter propone di ripartire dal desiderio, non dalla trappola di “lo faccio per me o lo faccio per l’altro” e neanche da Fare la Cosa Giusta (maiuscolo nel testo), che è un’altra trappola. Se vissuta nella libertà, e qui sta il problema perché non ci rendiamo conto di quanto in realtà siamo condizionati, qualunque posizione prendiamo a partire dal desiderio è degna di essere vissuta fino in fondo, senza sapere prima dove ci porta, perché vogliamo per noi, ma soprattutto lottiamo perché tutte e tutti abbiano, oltre al pane, anche le rose (cfr. Bread and roses di Judy Collins)!
a cura di Anna Urbani