L'uomo dei dolori di Salvatore Natoli, Dehoniane 2020
L’autore è stato docente di filosofia a Venezia e a Milano. Per la nostra ricerca - alla quale continua a dare importante contributo attraverso gli articoli - indichiamo tra i più significativi saggi: L’esperienza del dolore (1989), Vita buona - vita felice (1990), La felicità (1994), La salvezza senza fede (2007), pubblicati da Feltrinelli, e Dio e il divino (1999, Morcelliana); La felicità di questa vita (2000, Mondadori), L’animo degli offesi e il contagio del male (2018, Il Saggiatore); Il fine della politica (2019, Bollati Boringhieri).
La rappresentazione del “corpo straziato di Cristo e della sua via crucis “ancora oggi, ci chiama in giudizio”, insegna a tutti “la grand’arte del soffrire”. Per i cristiani Dio “solo soffrendo e morendo nel Figlio poteva fare esperienza di ciò che capita a tutti i "nati da donna", appunto il soffrire e il morire” (p. 8). In brevi e profondi capitoli l’autore illustra come si è articolata nel cristianesimo questa “ermeneutica cristica del patire” sviluppando una pedagogia che nei secoli ha modellato una spiritualità e una devozione che “ha funzionato perché ha permesso ai credenti di finalizzare il patire e conferirgli un senso”, attraverso l’assunzione di responsabilità solidale delle sofferenza di Cristo e dell’umanità. Per Natoli un’esegesi attenta dei testi mostra “che la logica del sacrificio espiatorio non appartiene al cristianesimo, anche se la cristianità ne è stata contaminata e questo ha privato il cristianesimo della sua gioia” (p. 21). L’icona è l’agnello innocente che prende su di sé i peccati del mondo e così li toglie.
“Innanzi a questo, ogni uomo - credente o no - non può sentirsi estraneo” (p. 45). L’uomo dei dolori ci costringe “a riflettere sull’immane quantità di dolore che oggi nel mondo viene inflitto […]. Ma anche sul male che noi stessi compiamo. Ma, siamo ancora capaci di contemplazione? (p. 49).
Negli ultimi due capitoli sono poste domande radicali ai cristiani: cosa vuol dire credere; in cosa crede chi crede; ma ci credono davvero? E a chi non crede nel Risorto: quale significato hanno la sua vita e la sua morte?
a cura di Carlo Bolpin