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a cura di Carlo Beraldo, Sandra Savogin
Lo scorso numero della rivista ha inteso dare evidenza all’uso strumentale che, spesso, determinate formazioni politiche, “a difesa dell’identità dell’Occidente”, fanno della fede e della religione a suffragio delle rispettive scelte, anche questo numero di “Esodo” intende segnalare l’approccio puramente stereotipato ed eminentemente ideologico con cui le medesime formazioni si riferiscono alla famiglia quale dimensione sociale definita in una unica forma e per questo pregna di supposti significati valoriali influenti sull’intera società.
Senza voler sminuire quanto indicato dall’art. 29 della Costituzione1 il cui testo peraltro va storicizzato nel tempo della sua approvazione (1948) e ugualmente senza sottovalutare, per i credenti, la formazione della famiglia quale “frutto di un discernimento vocazionale“ e il matrimonio quale “segno sacramentale del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa”, così come citato nell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco2, sembra parimenti doveroso segnalare che la realtà della condizione familiare è assai complessa e supera ampiamente, dal lato qualitativo e quantitativo, i modelli relazionali/familiari ora citati. In fondo la citata Esortazione apostolica in più parti dà evidenza a codesta complessità indicando modalità opportune di approfondimento e di avvicinamento pastorale.
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