La Chiesa e il femminile. Rivisitare la storia per servire il Vangelo
di Anne-Marie Pelletier
Studium Edizioni 2023
Consiglio di leggere e far leggere La Chiesa e il femminile di Anne-Marie Pelletier. L’autrice (1946) è docente di letteratura moderna e dottoressa in scienze religiose, si è occupata in particolare di ermeneutica biblica, è membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita. Queste informazioni mi sembrano rilevanti per inquadrare l’Autrice: non precisamente un’estremista!
L’agile volume si compone di tre parti. La prima dal titolo “Illuminare il presente nel passato” è un denso e completo compendio di come la tradizione filosofica, antropologica e teologica abbia pesantemente contribuito a differenziare uomini e donne in modo gerarchico, a considerare il corpo e la sessualità in modo negativo e appannaggio delle donne, fino ad arrivare a negare che le donne siano a immagine di Dio e a esaltarle solo in quanto vergini, madri o quanto più diventavano simili a un uomo.
La seconda parte affronta, come dice il titolo, “Due questioni da ripensare”, che sono la metafora coniugale e lo specifico femminile. L’Autrice, sia nel primo che nel secondo caso, esprime delle perplessità, peraltro molto condivisibili. Infatti, in questi due aspetti vengono esplicitate le “differenze”, ma, così facendo non si ottiene il riconoscimento dell’identità e della pari dignità dell’Altra da sé, ma, per un cortocircuito mentale poco ragionato, ancora una diversità gerarchica e neanche troppo simpatica. Ecco un paio di esempi: la prostituta di Osea o il capitolo 5 della lettera agli Efesini, dove si dice che Cristo è lo Sposo e la Chiesa la Sposa per traslazione diventa che ogni uomo è Cristo e ogni donna sarà la Chiesa. Pericolosissimo anche il tentativo di dare riconoscimento e valore alle donne attraverso il cosiddetto “specifico femminile”. Di nuovo: uomini che dicono alle e delle donne come devono essere!
Infine il “Congedo”, nel quale Pelletier invita a ripensare non tanto ruoli e spazi, ma la Chiesa stessa. Lo fa riportando esempi di autorità e governo femminile su tutte e tutti (anche il vescovo) che sono già esistiti nei secoli passati e un frammento della Regola delle Figlie della Carità che dice così: “avranno come monastero le case dei malati, e quella dove rimane la superiora […] Per chiostri, le strade della città. Per clausura, l’obbedienza. Per griglia, il timore di Dio”. Basta solo volerli cercare e imparare a realizzarli anche nel nostro tempo. La domanda di chi legge il libro arriva alla fine è: si riuscirà? Si realizzerà finalmente?
di Anna Urbani