Le parabole di Gesù. I racconti enigmatici di un rabbi controverso
di Amy-Jill Levine
Effatà Editrice 2020
Ho letto un libro, a volte molto divertente sempre interessante, che consiglio a tutte e a tutti, ma soprattutto a chi deve fare le prediche o spiegare a grandi e piccoli le parole di Gesù che troviamo nei Vangeli.
Si tratta di Le parabole di Gesù: I racconti enigmatici di un rabbi controverso. Lo ha scritto Amy-Jill Levine, una professoressa americana di Nuovo Testamento e Studi Giudaici, che definisce se stessa “una femminista ebrea yankee che insegna in una scuola teologica a predominio protestante nel mezzo della Fascia Biblica americana”.
Levine si chiede come dovevano reagire gli ebrei contemporanei a Gesù nel sentirlo raccontare le parabole, genere peraltro frequente nella cultura ebraica. Noi cristiani le leggiamo alla luce della morte e resurrezione di Gesù, comunque già interpretate, Levine dice “addomesticate”, dagli evangelisti e da secoli di antigiudaismo che un certo modo di leggere le parabole stesse ha contribuito a fomentare. Da ultimo, ma non meno importante, Levine ricorda che le parabole sono frequentemente usate per spiegare ai bambini cose ovvie, come l’amore di Dio e del prossimo.
L’Autrice ne sceglie alcune e ci accompagna a scoprire la provocazione, la sorpresa e le domande che questi straordinari racconti molto probabilmente suscitarono negli ascoltatori di allora e potrebbero suscitare in chi le legge anche oggi.
Ecco qualche piccolo esempio per far capire come si può cambiare prospettiva.
Si può cambiare il titolo: la pecora perduta o il pastore che perde la pecora, la moneta perduta o la vedova che perde la moneta, il padre misericordioso o il padre che perde i due figli?
Se si parla di sacerdote e levita, tutti si sarebbero aspettati “israelita”: cosa è successo quando Gesù ha detto invece “samaritano”?
Cosa significa produrre un quantitativo esorbitante di focaccia con quelle misure di lievito?
E che dire dello sposo tremendamente in ritardo e della sposa che non c’è? E dove è finita la madre dei due figli, il prodigo e il maggiore?
Non posso che concludere con le simpaticissime parole che chiudono il libro: le parabole “sfidano, provocano, condannano e allo stesso tempo divertono. Ogni volta che le leggo, anche quando penso di aver trovato una spiegazione per tutti i dettagli, so che qualcosa mi sfugge ancora, e devo ricominciare a leggerle. Sono perle della saggezza ebraica. Se le ascoltiamo nel loro contesto originale ed evitiamo le interpretazioni in chiave anti-ebraica che spesso le deformano, brillano di una luce che non può rimanere nascosta”.
di Anna Urbani