Nel cantiere della memoria. Fascismo, Resistenza, Shoah, Foibe
di Filippo Focardi
Viella 2020
Filippo Focardi insegna Storia contemporanea presso l’Università di Padova. Tra i suoi libri recenti: La guerra della memoria (Laterza, 2005): Il cattivo tedesco e il bravo italiano (Laterza, 2013). Per Viella ha curato Memoria e rimozione (2010); L’Europa e le sue memorie (2013); Le ombre del passato (2018); Italia e Germania dopo la caduta del muro (2019).
Una segnalazione personale: devo molto a Filippo Focardi per la competenza, la disponibilità e la sensibilità, l’attenzione ai rapporti umani, messe a disposizione nella direzione scientifica delle ricerche, delle pubblicazioni e dei video realizzati come Associazione Divisione Acqui, in particolare della sezione di Padova e Venezia, di cui sono stato presidente. La rigorosità scientifica, nella ricerca e nell’uso delle fonti e nella metodologia della ricerca storica, si combina con la sua attenzione alle storie e alle memorie personali, che diventano oggetto della sua ricerca, e la capacità di comprensione della soggettività di queste storie apre a nuove tematiche e prospettive.
La costruzione della memoria e dell’oblio è sempre stata usata politicamente come fondamento dell’identità di un popolo e quindi della convivenza civile. Lo storico è consapevole che la memoria è un luogo di battaglia politica, e smaschera la retorica che “ricordare serve perché i crimini non si ripetano”.
Focardi ha in numerosi saggi approfondito la “guerra delle memorie” come oggetto di studio storico, affinando adeguate metodologie, che garantiscono rigorosità scientifica, sviluppando la passione civile senza cedere a posizioni ideologiche. In particolare studiato “i temi dell’elaborazione della memoria del fascismo e della seconda guerra mondiale e del loro uso pubblico e politico in Italia”.
Il libro contribuisce a porre in termini corretti storicamente il dibattito attuale sull’antifascismo e sui pericoli di una deriva verso nuove forme di neofascismo, sui legami tra queste e i populismi attuali, attraverso la rielaborazione del passato nazionale da tempo in atto tesa alla riconciliazione delle memorie, all’assoluzione del fascismo e alla costruzione del “nemico” (ora l’immigrato, l’Islam...). La questione posta riguarda “l’eredità culturale” del fascismo, dopo la sua sconfitta, non solo nelle aree ristrette, ma non trascurabili, che continuano a richiamarsi a questo passato, ma dentro la mentalità, la “cultura” non solo politica italiana. Il nostro paese non ha mai, infatti, fatto i conti con il proprio passato, elaborando un atteggiamento auto-vittimistico che rifiuta l’assunzione di responsabilità per il fascismo e scarica le colpe sulle spalle di altri.
La prima parte del libro affronta “lo sguardo autoassolutorio che contrappone i meriti umanitari dei “bravi italiani” alle colpe criminali dei “cattivi tedeschi”, rimuovendo le responsabilità italiane “per la sua delittuosa condotta a fianco del Terzo Reich, deformando in modo spesso caricaturale e a volte negando l’aspetto criminale del fascismo. Un capitolo analizza la “mancata Norimberga”, “le strategie messe efficacemente in atto dalla classe dirigente italiana dopo il settembre 1943 [...] per evitare la consegna e la punizione dei criminali italiani” nelle colonie e nei territori europei occupati durante la seconda guerra mondiale.
Un aspetto di grande rilevanza e significato della volontà di distinguere fascismo e nazismo riguarda la memoria pubblica che, nonostante gli sforzi della storiografia italiana e internazionale, continua nella contrapposizione tra le virtù umanitarie dei “salvatori italiani” degli ebrei e i “carnefici tedeschi”.
Atteggiamento che trovo spesso confermato, anche inconsapevolmente, anche in un certo modo di gestire la “Giornata della memoria” e i viaggi delle scuole nei lager tedeschi.
Nella seconda parte del volume, vengono analizzate le dinamiche di cambiamento della memoria pubblica nazionale, il processo di crisi della memoria della Resistenza e dell’antifascismo. Particolarmente interessante e innovativa è la periodizzazione dopo la prima repubblica e la fine della guerra fredda, in cui si dibattono memorie conflittuali, memorie riconciliate, memorie in transizione. Vengono esaminate la centralità assunta dalla memoria della Shoah, il ruolo dell’istituzionalizzazione della memoria delle foibe, il significato delle commemorazioni del 70° anniversario della Liberazione nel 2015 che sembra segnare un’inversione di tendenza rispetto al periodo precedente. Particolare rilievo viene dato al compito svolto dal Presidente della Repubblica Ciampi nel promuovere un patriottismo repubblicano attraverso politiche della memoria che congiunge il Risorgimento alla Resistenza e all’attuale progetto di Unione Europea. In questa visione sono stati significativi il recupero e il rilancio del ricordo della strage di Cefalonia e Corfù della Divisione Acqui, come primo atto della Resistenza. Un intero capitolo è dedicato alle diverse “stagioni della memoria” di questo evento.
L’ultimo capitolo inquadra il caso italiano, considerato nei capitoli precedenti, nei “cambiamenti di fondo della memoria pubblica in Europa dopo l’89 e allo sviluppo di una propria politica della memoria da parte delle istituzioni dell’Unione Europea, incentrata sulla Shoah e sul paradigma antitotalitario”.
Focardi anche in questo libro offre da storico gli strumenti concettuali per aprire anche nella società civile, nelle scuole in particolare, un diffuso e solido “cantiere della memoria”, che sappia far attenzione alle manipolazioni ideologiche, politiche e culturali, e sia consapevole che negli attuali processi di rielaborazione del passato sono in gioco “le prospettive future della democrazia in Italia e in Europa”.
a cura di Carlo Bolpin
Filippo Focardi
Nel Cantiere della memoria. Fascismo, Resistenza, Shoah, Foibe
Viella 2020, pp. 356, euro 29,00