Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole di Vera Gheno, Effequ 2019

“Suona male!” o “I problemi sono ben altri!” sono due tra le principali obiezioni che riceve chi si permette di nominare al femminile alcune professioni, come ad esempio sindaca, assessora o ingegnera, mentre chi dice infermiera, maestra o operaia non suscita lo stesso stupore o sdegno.

Il libro di Vera Gheno, Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole ci accompagna in un gustosissimo percorso di conoscenza dei segreti della lingua italiana e della comunicazione dei parlanti. Vera Gheno, infatti, è una sociolinguista, anzi lei si descrive come una social linguista, in quanto più di recente si è occupata della lingua dei social. Insegna all’Università di Firenze, collabora con l’Accademia della Crusca e la Zanichelli.
In modo sobrio e a volte ironico, la lettura vi farà sicuramente spuntare sulle labbra qualche sorriso, guidandovi nei meandri dei social dove prevalgono la rabbia (tutto in maiuscolo), gli errori di ortografia (cacografia piuttosto che cacofonia) e l’insofferenza verso le fonti o le citazioni che sostengono il proprio pensiero.
Le regole ci sono e lo spazio per cominciare a usare i femminili di alcune parole c’è già nella lingua italiana: basta imparare la grammatica, studiare e informarsi. Alcune parole si usano oggi semplicemente perché ci sono più donne che fanno certi tipi di lavoro. Una lingua è specchio della società che la parla ed espressione dei cambiamenti di questa. L’italiano, inoltre, a differenza per esempio del francese, non ha enti che presiedano alla definizione di termini nuovi o possibili. Al momento, quindi, l’Autrice ci assicura che possiamo tranquillamente usare senza sbagliare le due possibilità: sia il maschile sovra-esteso sia il femminile. Anche se, secondo me, fa trasparire una leggera preferenza per la seconda possibilità!
Fatti sempre accaduti, ma di cui oggi si ha una maggiore consapevolezza, richiedono parole che prima non c’erano: è il caso della parola “femminicidio”. Ho trovato particolarmente intenso il capitolo in cui se ne parla e, mettendo in luce il pericolo di narrazioni superficiali, parziali e giudicanti, siamo invitati ancora una volta a conoscere e seguire le indicazioni che già ci sono (ad es. la cd. Carta di Venezia).
Infine, oltre che un libro sulla lingua è anche un libro sullo stile, e non solo della comunicazione, ma più in generale dell’approccio: dovremmo essere umili e tolleranti al mondo e alle altre persone. Insomma, come dice l’Autrice, non solo riconoscere che ci sono cose che non sappiamo, ma anche – e qui sta il difficile – riconoscere che ci sono cose che non sappiamo di non sapere.

a cura di Anna Urbani

Vera Gheno, Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole, Effequ 2019, pp. 216, euro 15,00