Società chiusa e società aperta nella Bibbia di Piero Stefani, Morcelliana 2020
Piero Stefani insegna Bibbia e cultura nella Facoltà teologica dell’Itala settentrionale di Milano. È presidente del Segretariato Attività Ecumeniche. Collabora alle attività e alla rivista ESODO. Tra le sue più recenti numerose pubblicazioni: La Bibbia. Il libro per eccellenza (il Mulino, 2019); Il grande racconto della Bibbia (il Mulino, 2017); Fede nella Chiesa (Morcelliana, 2011).
L’autore parte dalla costatazione che il richiamo ai “valori cristiani” come motivi ispiratori per operare nella società porta a opzioni contrapposte e non univoche, in particolare negli ultimi anni e in relazione a problematiche sociali emergenti.
Il volume prende come caso emblematico l’accoglienza, il modo di rapportarsi con l’altro. L’appello alle radici ebraico-cristiane è riferimento per parti che sostengono posizioni opposte di fronte all’interrogativo: “l’accoglienza va orientata verso una società contraddistinta da un’identità collettiva retta da principi solidi e condivisi (“prima gli italiani” o deve essere aperta a componenti eterogenee le quali comportano nuove forme di convivenza?” in due densi e chiari capitali vengono esaminate nella Bibbia il coesistere di ambedue queste direzioni. Comprendere questo mostra la complessità e l’ambivalenza che caratterizza questo tema fin da epoche lontane.
Nel primo capitolo vengono prese in rassegna le modalità della “costruzione di un’identità collettiva” del popolo ebraico, non estendibile ad “altri”, secondo un modello di “società chiusa”.
Il secondo capitolo mostra l’altra dimensione che percorre tutta la storia di Israele da Abramo, il primo straniero, a Gesù Cristo (“ero straniero e mi avete ospitato” Mt 25,35-37.42-44). L’identificazione nell’estraneità si fonda nella memoria del passato: amerai lo straniero come te stesso, perché anche voi siete stati stranieri (Lv 19,34), ma riguarda anche il presente (ciascuno di noi è ospite in terra)”. Tutti siamo stranieri di fronte a Dio e all’altro. “Solo chi trova l’"altro" in se stesso e sa di essere (…) forestiero, può diventare davvero prossimo allo straniero”.
a cura di Carlo Bolpin