Intervista a cura di Andrea Marin   

Di immagini storiche o mitologiche di un’umanità che non vuole prendere atto di un imminente futuro preoccupante e anche spaventoso, conosciamo numerosi esempi: dall’incredulità che circonda Cassandra all’orchestra del Titanic che continua a suonare mentre la nave sta affondando. Purtroppo, in un’epoca che dovrebbe essere dominata dalla preoccupazione per i cambiamenti climatici e dall’uso dell’ingegno per evitarli, le note del walzer dicono tutt’altro: crescita della produzione, accaparramento delle risorse energetiche, controllo militare di aree di interesse sono al centro dell’attenzione.

Ma non per tutti. Gli scenari cupi previsti dagli scienziati sono al centro delle azioni di alcuni gruppi, fra cui Extinction Rebellion (XR), il cui nucleo veneziano ha accettato di dialogare con noi. Incontriamo, dunque, Ilaria, Josè e Gianluca che arrivano in tram e non prendono l’ascensore. Bel biglietto da visita. 
Ilaria è una appassionata studentessa di Scienze Umane Ambientali, Gianluca è un attivista XR a tempo pieno, che ama far incontrare le persone che hanno un interesse comune, specialmente su tematiche ambientali. Hanno 26 anni. Infine, Josè, 43 anni, è di origini argentine e abita a Roma, ha una formazione di stampo economica, ed è attivo in un’associazione che si occupa di sostenere la sovranità alimentare dei popoli.


Cominciamo col chiedere una presentazione di XR.

J: XR è un movimento nonviolento che ha affinità con altre esperienze come Occupy Wallstreet, movimenti per i diritti civili americani e ha come fine quello di cambiare la situazione riguardo all’emergenza climatica in atto. Il movimento, nato nel Regno Unito, ha ora sedi sparse in tutto il mondo, inclusa l’Italia che conta numerosi nuclei auto-organizzati e coordinati a livello nazionale. XR ha tre richieste e 10 principi. Le richieste sono 1) dire la verità, 2) agire adesso e 3) istituzione dell’assemblea dei cittadini per prendere delle azioni condivise al fine di contrastare il cambiamento climatico. Altri gruppi nazionali hanno una quarta richiesta che riguarda la giustizia climatica. La creazione di un gruppo XR richiede l’adesione ai 10 principi.


Potete elaborare il concetto di giustizia climatica?

J: I cambiamenti climatici porteranno a una situazione di collasso sociale e, sebbene questo sarà più grave nei Paesi che hanno meno capacità di difendersi (magari a causa di economie fragili), i maggiori produttori di anidride carbonica (principale gas che contribuisce all’effetto serra) sono i paesi industrializzati. XR abbraccia un’idea di giustizia rigenerativa, non punitiva, orientata a costruire dei ponti e dei legami tra i soggetti coinvolti nel miglioramento della situazione ambientale. 
I: Il movimento XR non è schierato all’interno del contesto politico esistente ma piuttosto pone le sue fondamenta sui report degli scienziati, per esempio dell’Ipcc. Il cuore del problema è che abbiamo abbracciato un modello economico che prospetta una crescita infinita su un pianeta che invece ha risorse finite. Ciò chiaramente non è sostenibile. 
G: XR interviene anche sul livello personale, invitando tutti a uscire dalla propria comfort zone e a cambiare il proprio stile di vita. Quindi XR si serve del contributo delle scienze sociali oltre che di quelle ‘dure’ e fa tesoro dell’esperienza della disobbedienza civile nonviolenta. L’importanza di questo approccio è legata all’urgenza richiesta dai problemi: rimangono pochi anni per invertire la rotta e contenere gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Infatti, veniamo formati alla comunicazione e alla risoluzione dei conflitti basate sulla nonviolenta e il movimento è preparato a organizzare azioni nonviolente.


È interessante approfondire maggiormente l’apoliticità del movimento
XR che però contemporaneamente si radica sull’idea di cambiamento personale, di giustizia, di nonviolenza. Non sono queste scelte politiche?

I: XR si preoccupa di rappresentare la situazione com’è, chiede alla società di prenderne atto. Lascia alla politica la formulazione di scelte operative su come raggiungere gli obiettivi richiesti, è questo che intendiamo per apoliticità. 
J: La scelta del movimento di essere apolitico e apartitico è anche dovuta alla volontà di instaurare una comunicazione che non sia viziata da pregiudizi. La richiesta dell’assemblea dei cittadini ha, in fondo, il ruolo di rispondere al problema dell’operatività apolitica. Questi cittadini, aiutati da facilitatori ed esperti, potranno presentare delle proposte o indicare delle direzioni alla classe politica. Il sistema attuale sostanzialmente limita l’azione dei rappresentanti eletti che difficilmente prendono decisioni impopolari, specie se il loro effetto positivo è riscontrabile su un orizzonte temporale molto più lungo di quello del mandato. 
I: Lo strumento delle assemblee cittadine è un passo in avanti che può consentire alla politica un’azione più incisiva. Spesso abbiamo la sensazione che i cittadini che contattiamo con le nostre azioni siano consapevoli dell’emergenza climatica (anche se magari ne ignorano la portata) ma che vivano in una condizione di impotenza e sfiducia, delegando alle élite la soluzione del problema. In realtà, le cosiddette élite sono quelli che hanno più da perdere in una mutazione radicale del sistema socioeconomico e che saranno meno colpiti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. È improbabile quindi attendersi un’azione incisiva.


Nella vostra percezione, le difficoltà maggiori nell’interagire con le persone sono la paura del cambiamento o il senso di impotenza?

G: Quando incontriamo le persone nelle nostre azioni, inclusi i commercianti che stanno lavorando, non troviamo mai porte chiuse. C’è sempre un’attenzione considerevole al problema che però si traduce in un senso di impotenza. L’azione nonviolenta è lo strumento fondamentale per comunicare il messaggio di XR: il coraggio e la dedizione richiesta sono una testimonianza che vale molto di più di tanti discorsi. Quando una persona si mette in gioco, anche pesantemente, trasmette una testimonianza dell’importanza dell’emergenza climatica, e la testimonianza è molto più efficace di un tweet o un post sui social networks. Le azioni talvolta possono portare dei disagi ai cittadini, ma sono certamente coinvolgenti.

 
Rispetto alla politica istituzionale, partiti e sindacati, avete rapporti?

I: Il movimento è aperto ed è molto inclusivo. La condivisione dei principi di nonviolenza, di cura verso sé stessi, il pianeta e il prossimo è sufficiente per cominciare una collaborazione e instaurare un dialogo. Abbiamo dei contatti con dei rappresentanti nelle istituzioni. All’estero sembra esserci una sensibilità maggiore rispetto ai temi ambientali, ma anche in Italia si muove qualcosa.

 
Che idea avete della Chiesa, specialmente locale?

I: Dipende moltissimo dalle persone e dalle parrocchie. Il messaggio del Papa con la Laudato Si’ è fantastico, è una gioia da leggere: se solo lo si seguisse! 
G: In Regno Unito ci sono dei gruppi cristiani vicini a XR che si occupano di lotta ai cambiamenti climatici, Christian Climate Action. Hanno anche dei libri di preghiera ispirati a questi valori.

da Esodo n. 1/2023 Etica e politica in un tempo di incertezza, pp. 64-67