Nella giornata internazionale dei diritti della donna, pubblichiamo l'appello di alcuni uomini di Venezia nato - come spiegano - in occasione della veglia contro la violenza sulle donne dell'8 marzo 2021.
COME E’ NATO QUESTO APPELLO. Il Consiglio Locale delle Chiese cristiane di Venezia ha promosso una veglia contro la violenza sulle donne e alcuni uomini, di età e provenienze diverse si sono sentiti interpellati proprio in quanto maschi. Vedendo che a Trento, dopo l’uccisione di Deborah Saltori, alcuni uomini avevano prima riflettuto insieme e poi scritto un appello, hanno pensato di fare lo stesso. Questo testo verrà consegnato e presentato alla Veglia di lunedì 8 marzo 2021 alle ore 18.30 nella chiesa della Resurrezione a Marghera.
C’è chi ritiene che schiaffeggiare la sua fidanzata non sia poi così grave.
C’è chi ritiene che controllare ciò che la propria compagna fa quotidianamente sia normale.
C’è chi pensa che il successo nel lavoro sia una prerogativa maschile, che alle donne basti lavorare.
In molti pensano che tutto questo non sia violenza, che la violenza sulle donne sia un’altra cosa.
Tutti questi gesti e molto altro non sono che la punta dell’iceberg costituito dai soprusi quotidiani che una donna subisce mediante la prepotenza degli uomini, gesti che in alcuni casi non vengono neppure interpretati come maltrattamento ed aggressività maschile, come negazione dell’altra metà del mondo. Siamo uomini e vediamo il mondo con gli occhi dei maschi, interpretiamo la quotidianità con il pensiero unico, il nostro, e difficilmente riusciamo a dare una lettura diversa, anzi raramente ci fermiamo ad ascoltare la voce femminile, il pensiero diverso delle donne, quasi mai facciamo silenzio attorno al loro accento per darle spazio, per lasciar emergere con libertà l’altra metà del mondo.
Tutto ciò avviene nelle situazioni quotidiane, nel lavoro, in casa, lontano dalle violenze eclatanti che leggiamo quotidianamente, ma con la veemenza e la forza della prepotenza di genere che per secoli ha dominato la nostra cultura, relegando il femminile in un angolo, mentre si dominava tutto il resto
Ispirandoci all’appello di alcuni uomini a Trento, in seguito all’ennesimo femminicidio, riconosciamo la nostra responsabilità nel mantenere la logica del patriarcato.
La violenza contro le donne non è una questione che riguarda altri. È un problema di noi uomini. È ora di prenderne atto. Riguarda mariti ed ex mariti, compagni che non lo sono più, figli maschi, parenti e amici che si rivelano aguzzini. Riguarda tutti noi uomini, compresi i presbiteri di comunità religiose. Maschi spesso incapaci di gestire la frustrazione di un abbandono, di accettare la libertà delle donne, di convivere con l’autonomia femminile e che senza alcuna giustificazione insultano, aggrediscono, picchiano, uccidono.
Vogliamo sentirci responsabili di non aver educato i nostri figli alla cultura del rispetto e di non aver sostenuto le nostre figlie, amiche, compagne nella loro lotta per l’uguaglianza, per essere rimasti in silenzio di fronte a parole, allusioni, azioni di altri uomini, che feriscono, emarginano, uccidono. Siamo responsabili anche dei nostri silenzi e delle nostre ipocrisie.
Come credenti, soffriamo per il ruolo marginale della donna nella Chiesa, per la sua esclusione da ruoli di responsabilità e dalla ministerialità ecclesiale. Crediamo necessario e urgente un nuovo sforzo a tutti i livelli, per superare definitivamente queste discriminazioni che sono un’altra forma di violenza.
Pensiamo che serva riconoscere che le violenze di genere non siano solo quelle perseguibili dal codice penale, ma siano altrettanto inammissibili quei comportamenti che non danno spazio alle nostre compagne, alle nostre figlie, alle mogli in tutte le realtà sociali permeate dai soprusi maschili. Non basta riconoscerlo, serve invece lasciare lo spazio alla prospettiva femminile; solo così, agendo all’interno delle nostre famiglie, nei luoghi della politica, di lavoro, dell’informazione e nelle comunità cristiane, possiamo riconoscere la figura della donna garantendone il rispetto della sua espressione e delle sue differenze.
Primi firmatari: Manuel Basso, Enrico Battistella, Sergio Bobbo, Aldo Bustaffa, Nandino Capovilla, Alessandro D’Ancona, Nicolò Di Biasio, Maurizio Donadelli, Andrea Favaro, Roberto Favaro, Gianni Favaretto, Alessandro Funes, Maurizio Genovese, Roberto Montagner, Claudio Osto, Giovanni Pavan, Marco Pavan, Walter Rioda, Angelo Pietrobon, Alvise Scarpa, Ermanno Scarpa, Silvio Stivanello, Enrico Valerio, Francesco Vendramin, Tommaso Vianello, Francesco Zulian.
Venezia, 8 marzo 2021