Comunicato del Tavolo Comunità accoglienti di Venezia
Dal 31 dicembre il Centro Darsena (un centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, gestito all’interno di un accordo nazionale tra città, e Ministero dell’Interno e qui dal Comune di Venezia) dovrebbe essere chiuso ed entro gennaio i suoi ospiti spostati.
Scriviamo dovrebbe, perché ad oggi, 15 gennaio, non abbiamo trovato comunicati stampa sul sito del Comune.
Pensiamo ancora che potremmo esserci sbagliati, perché non esiste alcuna ragione umana, razionale, sensata che possa giustificare questo atto.
Perché?
Perché il Centro Darsena fa parte della Rete Sprar/Siproimi/Sia, (sigle con cui si è denominata negli anni la rete di centri considerati “un modello in Italia”), ha vent’anni di buone pratiche qui in città e le centinaia di persone che ci sono passate, hanno potuto davvero conoscere cosa può essere accoglienza.
Perché il Centro Darsena, non costa nulla al Comune di Venezia, tutti i fondi vengono dallo Stato.
Perché il Centro Darsena fa lavorare giovani operatori specializzati, fornitori, servizi a Venezia Centro storico, alimentando, pur in piccolo, una economia che non è quella mono turistica.
Perché il Centro Darsena, senza clamori, alimenta relazioni, scambi umani e culturali, di cui questa città ha bisogno (ricordiamo tra le altre la festa di San Pietro di Castello e le tante occasioni a cui i rifugiati hanno spesso partecipato anche come volontari).
Perché non si può: prima (a fine 2019) ridurre il progetto di 20 posti, quindi fare domanda al Ministero dell’Interno appunto con 20 posti di meno e averne risposta positiva ad agosto 2020 per tutti i 77 posti richiesti, e dopo 3 mesi affermare (ma aspettiamo la comunicazione ufficiale e quindi invitiamo a non crederci) che invece si preferisce chiudere altri 33 posti già approvati e finanziati. È talmente paradossale che davvero non possiamo crederci.
Perché, diversamente da quanto viene riportato da qualche fonte, non è vero che non esistono più emergenze vicine a noi, che riguardano l’asilo. A 250 km da qui, in linea d’aria, dall’altra parte dell’Adriatico, nei boschi a Bihać, alla frontiera dell’Europa, 2.000 persone, uomini donne e bambini, sono ancora oggi, da settimane, ferme in mezzo alla neve, senza ricovero alcuno o in situazioni assolutamente precarie.
Perché solo chiudendosi occhi orecchi naso bocca, si possono ignorare le emergenze contemporanee in cui si misurano anche le responsabilità dell’Europa e quindi anche dell’Italia (per esempio Siria, Sud Sudan, Etiopia).
Perché bisogna davvero essere sordi per non sentire cosa denuncia l’UNHCR o se proprio non ci si fida dell’Agenzia delle Nazioni Unite, almeno ascoltare cosa ha detto anche di recente Papa Francesco.
Perché il Centro Darsena fa parte della storia di questa città; città che vent’anni fa contribuì a livello nazionale a costruire un sistema di accoglienza giusto, equilibrato e trasparente che aveva come protagoniste proprio le città.
Perché non possiamo credere che agli uomini e alle donne, che come turisti torneranno in questa città e che lo chiederanno, siamo certi lo chiederanno (“they ask!”), si dirà che i rifugiati non possono avere posto in città! Anzi magari qualcuno sì, ma lontano, nascosto, invisibile, periferico ma non nella città storica. Perché la bellezza non è solo quella dei video patinati, ma anche quella delle relazioni delle persone che ci vivono in questa città. No, non possiamo crederci che non ci si pensi.
Perché le vulnerabilità non sono in competizione tra loro (rifugiati, minori, vittime di violenza e di tratta), e le risorse dedicate che arrivano da fuori non tolgono nulla ai cittadini poveri di questa città, anzi portano risorse che possono aiutare tutti.
Perché non crediamo che si voglia smentire la storia di accoglienza di questa città (che proprio nel suo centro storico tra Castello, San Polo e San Stae, ospita il Centro Darsena). Nessuno lo dice ufficialmente, per questo continuiamo a non crederci.
Perché lo Sprar è la possibilità, razionale ed equilibrata, che hanno le città di rendere concreti, tenendo conto delle specificità locali, i principi del Trattato di Ginevra e dell’ articolo 10 della Costituzione terzo comma, e di questo siamo orgogliosi e orgogliose.
Perché lo Sprar non è di destra né di sinistra (a differenza di qualche post che abbiamo letto in questi giorni), visto che è stato uno strumento operativo dei governi di questi vent’anni (tutti, di diversi colori) e anche di molte città con amministrazioni diverse, anche in questo nostro Veneto (in questo momento ci risulta che sei città capoluoghi di provincia su 7 hanno progetti Sprar attivi).
Perché a Venezia, il Centro Darsena è l’unico Centro ad avere 11 posti dedicati specificamente alle donne rifugiate: chiudendolo non ci saranno più donne rifugiate accolte dal Comune? (ce le ricordiamo le storie di salvezza ed emancipazione di donne afgane, somale, venezuelane, cinesi, siriane, nigeriane, kurde: fanno parte della storia recente di questa città).
Perché in questa città, associazioni, sindacati, artigiani, parrocchie, volontari, attivisti, famiglie imprenditori hanno creduto e credono davvero che Venezia sia città dell’Asilo e anche per questo hanno offerto aiuti, lezioni di italiano, tirocini o anche semplicemente vicinanza umana.
Perché tenere aperto il Centro Darsena, non vuol dire affatto non occuparsi di chi soffre per il Covid e per il suo impatto, abbiamo letto pure questo in qualche post, anzi vuol dire mantenere risorse, tenere aperti posti di lavoro, iniziative, forme di solidarietà, relazioni sociali che aiutano a tutti e tutte coloro che vivono ancora nella città storica e nella città in generale.
Noi componenti del Tavolo Comunità accoglienti, con tutto il nostro cuore, auguriamo un buon 2021 agli uomini e alle donne del Centro Darsena. Non sarete soli e sole! La “darsena” in questa città continuerà ad essere un riparo.
15.01.2021
Tavolo Comunità Accoglienti per una Venezia inclusiva
(a cui aderiscono cittadini e cittadine e le Associazioni locali tra cui: Ass. Di Casa, Esodo, Refugees Welcome Venezia, Anolf Venezia, Cisl Venezia, Karibu onlus, Ass. Coro Voci dal Mondo, Cgil Venezia, Ass. Cism di Spinea, Ass. Mediterranea, Ass. Casa di Amadou, Ass. Sos Diritti, Ass. Lungo la Rotta Balcanica, Associazione Nuovi Ponti; Gruppo di Lavoro di via Piave, Ass. lecalamite, “Caritas Collaborazione” di Spinea)