Ernesto Cardenal, poeta, presbitero e teologo della liberazione, è morto il 1 marzo a Managua, all’età di 95 anni.

Nato nel 1929 a Granada (Nicaragua), in una famiglia dell’aristocrazia nicaraguense, studia Lettere a Managua e poi in Messico. Ma è negli Stati Uniti che cambia la sua vita diventando frate trappista dopo avere conosciuto il monaco-scrittore Thomas Merton. Torna in Nicaragua dove fonda una comunità religiosa nell’isola di Solentiname, che presto diventerà il centro culturale più stimolante del piccolo paese centroamericano. La comunità fu partecipe della lotta armata contro la dittatura di Somoza. Scoperta la sua appartenenza al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) si rifugiò all’estero, diventando ambasciatore dell’opposizione sandinista all’Avana. Il 19 luglio 1979 entrò a Managua con i partigiani, sconfiggendo il regime di Anastasio Somoza Debayle. Divenne ministro della Cultura del primo governo sandinista, guidato da Daniel Ortega. Nel 1983, durante la sua visita in Nicaragua, papa Giovanni Paolo II lo invitò pubblicamente a dimettersi. Al suo rifiuto, fu sospeso a divinis.

Cardenal era diventato il più importante poeta del Centroamerica, ma come ministro (incarico mantenuto fino al 1987) ha lasciato una traccia profonda: lanciò con il fratello Fernando una campagna di alfabetizzazione, riconosciuta dall’UNESCO: nel paese con un tasso di analfabetismo al 50%, il più alto della regione, 500mila persone impararono a leggere e a scrivere. Continuò poi per tutta la vita a dedicarsi agli ultimi favorendo l’arte – a servizio del cambiamento − come diritto per tutti. Nel 1994, come tanti fondatori del movimento, abbandonò il FSLN in polemica con la deriva autoritaria di Daniel Ortega. Nel 2019, Papa Francesco ha revocato la sospensione a divinis, forse un riconoscimento a posteriori anche della teologia della liberazione.

Nella sua vita, e questa è la sua eredità, questo “monaco rivoluzionario”, come l’ha definito padre David Maria Turoldo, ha salmodiato il proprio amore per Dio, per gli uomini e per la creazione, “utilizzando” la poesia e il Vangelo come strumenti di emancipazione e di riscatto e progresso sociale.

Pubblichiamo di seguito una sua “riscrittura” del Salmo 43, tratta da “Grido – salmi degli oppressi”, Cittadella Edizioni 1971.

Tu sei ora un Dio clandestino (Salmo 43)

L'abbiamo udito con le nostre orecchie
i nostri padri ci hanno raccontato la storia
di quello che hai fatto loro
nei tempi antichi
Tu hai dato vittoria a Israele
Perché non abbiamo confidato
nei nostri armamenti
e non sono state le autoblindo a farci vincere
Ma ora ci hai abbandonato
Hai rafforzato i loro sistemi di governo
hai appoggiato il loro regime e il loro partito
E noi siamo gli sradicati
i rifugiati che non hanno un ruolo
i confinati nei campi di concentramento
condannati ai lavori forzati
condannati alle camere a gas
bruciati nei forni crematori
e le ceneri disperse
Siamo il tuo popolo di Auschwitz
di Buchenwald
di Belsen
di Dachau
Con la nostra pelle hanno fatto abat-jour
e con il nostro grasso han fatto sapone
Come pecore al macello
tu hai permesso che ci portassero
alle camere a gas
Hai lasciato che ci deportassero
Hai messo in vendita a poco prezzo il tuo popolo
e non si trovava un compratore
Andavamo come bestie
assiepati nei vagoni
verso i campi illuminati da riflettori
e circondati da filo spinato
ammucchiati nei camion verso le camere a gas
dove entravamo nudi
chiudevano le porte
spegnevano le luci
E TU CI COPRIVI CON L'OMBRA DELLA MORTE
Di noi non son rimasti che mucchi di vestiti
mucchi di giocattoli
e mucchi di scarpe
Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio
e l'avessimo cambiato con quello di altri leader
tu non l'avresti saputo?
Tu che non hai bisogno del Servizio segreto
perché conosci i segreti del cuore?
Tutti i giorni ci chiamavano all'appello
per farci sentire i nomi
di coloro che portavano ai forni
Ci consegnavano alla morte tutto il giorno
come pecore destinate al macello
Ci hai lasciato nudi dinanzi ai lanciafiamme
Hanno cancellato il tuo popolo
dalla carta geografica
e non esiste più nella Geografia
Andiamo di paese in paese senza passaporto
senza carta d'identità
E tu sei ora un Dio clandestino
Perché nascondi il tuo volto
dimentico della nostra persecuzione
e della nostra oppressione?
Svegliati
e aiutaci!
Per il tuo stesso prestigio!