di Giovanna Romualdi 

dal sito Comunità Cristiane di Base in Italia

Nel lontano 1988, le donne delle Cdb chiesero a LIDIA MENAPACE di aprire il seminario “Le scomode figlie di Eva” con la relazione “Il movimento delle donne negli anni Settanta e Ottanta:

fra emancipazione e liberazione”. Le riconoscevano così il ruolo di apripista in percorsi di libertà per una società di donne e uomini. Oggi, quelle donne la ringraziano ancora per il riconoscimento che hanno allora avuto da lei e che le ha sostenute nei percorsi di vita successivi.

Dopo il seminario così scrisse in un lungo e dettagliato articolo su “il manifesto” (3.5.1988): << […] Devo tuttavia dire che l’evento di gran lunga più importante del seminario è capitato la mattina del 25 aprile: quando il programma segnava … una eucarestia. E qui è successo, con grande spontaneità, semplicità ed eloquenza quanto segue: al grande tavolo-cattedra dell’aula magna della facoltà di Medicina (…) hanno preso posto molte donne [….]. Vi era una sorta di attesa che prima o poi comparisse un prete: ma non è successo. O che il rito si arrestasse, in una forma di ‘digiuno eucaristico’ […]. È successo invece che le donne hanno spezzato alcune grandi forme di pane, hanno sollevato le ciotole piene di vino e hanno celebrato compiutamente l’eucarestia. […] le donne delle Comunità hanno così varcato di botto la rivendicazione emancipatoria dell’accesso individuale – anche per le donne – al sacerdozio così com’è (una sorta di pari opportunità) e hanno invece praticato un sacerdozio del popolo come funzione, servizio quotidianità.[…]>>.

Un anno più tardi, tornando a parlare di quel seminario sul settimanale “Avvenimenti” dopo la pubblicazione degli atti, scriveva: << […]Non solo negli Usa o in Germania una riflessione teologica femminile si è avviata, ma anche da noi. Quella promossa nelle comunità di base ha il pregio di essere poco accademica e non scritta in forme canoniche: poiché parte dall’esperienza personale (parte da sé, secondo la pratica femminista) e da come essa può essere comunicata, incontra e avvia a sua volta esperienze a onda.,[…] queste donne esprimono in modo molto coraggioso il massimo di laicità: usano infatti linguaggi e codici simbolici contro l’uso che ne è stato secolarmente fatto […] un’operazione forte. Poiché lavora su simboli ancora vivi dei quali si enucleano sensi nascosti e contraddittori.[…]>>

Riportare queste sue frasi non è un gioco di autocompiacimento: la grande generosità politica di Lidia era quella di affidare anche alle altre/ agli altri un ruolo importante nel fare storia.. E molte/i hanno cercato di seguire questo bell’insegnamento, portato avanti fino a che le è stato possibile senza risparmio di energie fisiche, mentali ed emotive.