La casta dei casti, i preti, il sesso e l'amore
di Marco Marzano
Bompiani 2021
Fa uno strano effetto leggere La casta dei casti, i preti, il sesso e l’amore di Marco Marzano, professore ordinario di sociologia presso l’università di Bergamo: forse anche perché essere maschio o femmina, per quello che racconta, fa la differenza.
Attraverso molte interviste, e con il supporto di diverse ricerche sociologiche, Marzano racconta il processo di formazione dei preti, i funzionari “perfetti” della chiesa, e il rapporto che questi hanno con il sesso, la sessualità e l’affettività prima di diventare preti e dopo esserlo diventati. Indaga da quali famiglie provengono, che aspettative hanno, come è la vita quotidiana nei seminari minori e maggiori.
L’idea di partenza è che le organizzazioni si istituzionalizzano al momento della loro fondazione e mantengono nel tempo una certa stabilità e immutabilità, nonostante qualche piccolo aggiornamento, perché è più economico e funzionale allo scopo. In questo caso lo scopo è trasformare uomini ordinari in “uomini sacri”. Il celibato garantisce questa trasformazione, la differenza rispetto ai laici, il potere e l’assetto dell’istituzione ecclesiale stessa.
Il seminario a sua volta deve essere un’istituzione totale, totalitaria e gerarchica, assoluta e totalizzante. I meccanismi attraverso cui esercita questo potere sulle persone sono ad esempio il controllo del tempo e dello spazio, la preferenza per il conformismo rispetto al pensiero critico. In due parole: l’importante non è studiare ma adattarsi al sistema.
Come un elefante in una stanza, il sesso, di cui non si parla, è sempre presente, quasi un’ossessione. I cosiddetti adattamenti secondari, come la masturbazione e l’omosessualità, diventano anche, ma non sempre, atti di liberazione perché espressione unica della propria individualità.
In seminario si “scopre” un doppio registro: da un lato la norma, ciò che si dice che si deve fare, dall’altro la realtà, ciò che si fa, che viene tollerato e perpetuato di generazione in generazione di seminaristi e di preti.
Di contro, una volta fuori dal seminario, i preti, incapaci di vera autonomia, vivono l’esperienza della solitudine più totale, e in un certo senso della libertà di fare quello che si vuole purché di nascosto, in segreto, per non dare “pubblico scandalo”.
Alcune cose le sai, se sei una cattolica sufficientemente praticante (hai fatto il catechismo e la catechista, i campi scuola e l’animatrice), altre le intuivi o le immaginavi. Certo è che leggerle nero su bianco ti provoca un certo scombussolamento. Però ti conferma anche la convinzione che è necessario cambiare e che, tanto per cominciare, si potrebbero chiudere i seminari.
di Anna Urbani