Lezioni di Fantastica. Storia di Gianni Rodari
di Vanessa Roghi
Laterza 2020
“Alzi la mano chi, nella sua vita, da bambino o da adulto, non ha mai avuto tra le mani un libro di Gianni Rodari”.
Si apre così nel risvolto di copertina, Lezioni di Fantastica. Storia di Gianni Rodari della storica Vanessa Roghi, pubblicato a cento anni dalla nascita dello scrittore e intellettuale di Omegna.
E proprio a partire dalla grandissima fortuna e diffusione dei libri di Rodari è interessante leggerne la biografia. Scopriamo così che ha scritto libri per bambini quasi per caso, ma lo ha fatto da subito con una serietà e un’originalità senza pari.
Ha immaginato una teoria della fantasia che avesse la stessa potenza della Logica, uno strumento con cui guardare, conoscere e trasformare il mondo: una Fantastica, appunto.
Roghi racconta la vita di Rodari attraverso molte parole dello scrittore, in prosa e in versi, accompagnate da quelle di amici, colleghi, editori e compagni.
Emergono anche le conflittualità. La prima, incredibile per me che sono tra quelli che ha amato tantissimo i libri di Rodari, è quella che ha avuto attorno agli anni Cinquanta con la Chiesa Cattolica, quando era direttore della rivista per bambini Il pioniere. Ma anche quella con il partito comunista, al quale comunque è stato sempre legato, perché rivendicava il potere sovversivo e democratico della parola, e quindi l’importanza che tutti e tutte, ma proprio tutti e tutte, ne abbiano accesso, ovunque, contro qualunque imposizione di contenuti.
Sensibile e attento, Rodari era capace di cogliere in tutto ciò che lo circondava, arte, letteratura, scienza, politica, mondo, gli aspetti positivi. Due sono gli esempi: i fumetti, difesi fino all’ultimo, e la televisione.
Di grande attualità le pagine che descrivono il suo interesse nei confronti della scuola e ancora più impressionante, in tempo di pandemia, è leggere le parole con le quali descrive cosa si aspetta dal coinvolgimento dei ragazzi nello stabilire le regole della scuola: “penso che non chiederanno […] dodici mesi di vacanza. Ora che le scuole, una dopo l’altra, stanno chiudendo, possiamo ben dirlo: è bello anche andare a scuola, ritrovarsi tra amici, lavorare insieme, studiare. Non per la pagella, ma per diventare uomini” (p. 168).
Penso che a tanti, come a me, vengano in mente le rime musicali delle sue Filastrocche o le imprevedibili storie delle sue Favole al telefono.
In questi giorni di guerra nel vicino Oriente a me piace concludere questa recensione con le sue parole, semplici chiare ed esigenti, come sempre, per un mondo da trasformare, cominciando a immaginarlo diverso.
Dopo la pioggia
Dopo la pioggia viene il sereno
brilla in cielo l’arcobaleno.
È come un ponte imbandierato
e il sole ci passa festeggiato.
È bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede, questo è male
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa sì che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.
a cura di Anna Urbani