di Enrico Di Pasquale, Fondazione Leone Moressa
Lo scorso 10 novembre la Fondazione Leone Moressa ha presentato a Mestre la ricerca realizzata per il Centro di Servizio di Volontariato (CSV) della Città Metropolitana di Venezia, volta ad analizzare i bisogni degli Enti del Terzo Settore (ETS) del territorio.
Secondo l’Istat, le istituzioni Non Profit attive in Italia sono oltre 360 mila e coinvolgono quasi 900 mila dipendenti e 5,5 milioni di volontari. Su una popolazione di poco meno di 50 milioni di adulti (maggiorenni), significa che l’11% della popolazione italiana si dedica, a vario titolo, ad attività di volontariato.
Oltre a un innegabile ruolo sociale, gli ETS gestiscono una consistente porzione di welfare, dall’assistenza alle persone con disabilità alla tutela dell’ambiente, dai servizi sanitari e socio-assistenziali, alla cultura, che altrimenti ricadrebbe a carico delle istituzioni locali o degli utenti finali.
Nel territorio della Città Metropolitana di Venezia operano oltre 700 associazioni tra Organizzazioni di Volontariato (OdV) e Associazioni di Promozione Sociale del territorio (APS) che fanno riferimento al Centro di Servizi per il Volontariato (iscritte, associate o semplicemente per accesso ai servizi). Considerando tutti gli ETS del territorio, si supera la cifra di 4.000 soggetti.
Si tratta di realtà molto diverse tra di loro, riconducibili a quattro ambiti di attività: Sociale, Socio-sanitario, Ambientale, Trasporto sociale.
Dalla ricerca emerge un quadro molto dinamico di Enti che svolgono un ruolo cruciale per il benessere sociale del territorio. Nel periodo della pandemia, al pari di molti altri settori, anche il mondo del volontariato ha subito importanti ripercussioni. Grazie all’indagine, dunque, è possibile far emergere le principali difficoltà e i bisogni degli Enti, individuando gli ambiti in cui è possibile intervenire per supportarli e sostenerli.
In secondo luogo, emerge come il mondo del volontariato giochi un ruolo sociale nel promuovere vere e proprie strategie di sviluppo del territorio. Questa funzione, in particolare, conferisce al CSV un ruolo di vero e proprio attore dello sviluppo locale del territorio, di fatto già esercitato e ampiamente riconosciuto.
L’analisi dei bisogni rappresenta inoltre uno strumento per il CSV per far emergere e valorizzare le innumerevoli ricchezze del mondo associativo e, allo stesso tempo, per evidenziare le criticità e le lacune da colmare.
Grazie a questo strumento sarà possibile, in maniera rigorosa e sulla base di riscontri documentati, definire gli obiettivi strategici e le priorità di intervento per il triennio.
Attraverso un questionario, sono stati evidenziati alcuni aspetti chiave, quali: la struttura degli Enti, la tipologia dei servizi offerti, il target di utenti a cui è rivolto il servizio, gli stakeholder del territorio con cui collaborano, le problematiche del territorio – in particolare quelle emerse dopo la pandemia –, le fonti di finanziamento utilizzate, i bisogni, le criticità e le prospettive per il futuro. La rilevazione ha visto la partecipazione di circa 400 ETS.
La fotografia che emerge dall’analisi dei bisogni restituisce l’immagine di un mondo associativo ampio e variegato. L’analisi consente, inoltre, di evidenziare alcune caratteristiche del tessuto associativo, utili a chi – come il CSV – è chiamato a pianificare e realizzare interventi di supporto e facilitazione.
Enti di piccole dimensioni con al loro interno pochi giovani
Il primo elemento è che il tessuto associativo del territorio veneziano è costituito prevalentemente da Enti di piccole dimensioni: l’80% non ha dipendenti, il 70% ha un budget annuo inferiore a 30 mila euro, il 50% ha meno di 20 volontari.
L’attività delle associazioni è affidata soprattutto al lavoro dei volontari, prevalentemente donne e over 60. Le attività di comunicazione e sensibilizzazione sono affidate a strumenti per lo più informali: il 30% degli Enti non usa strumenti web o social, e il metodo più diffuso è il “passaparola”.
Attività ricreative, ma anche di supporto alle nuove povertà
Il Terzo Settore mantiene vive le peculiarità e le tradizioni del territorio; questo patrimonio fondamentale viene mantenuto grazie all’intervento di associati e volontari che organizzano eventi e spettacoli, convegni e visite guidate, per non dimenticare tutti gli eventi locali come sagre e mercatini.
Ma gli Enti non si limitano a gestire le attività ricreative: si occupano attivamente anche di sociale e lotta contra l’emarginazione. Con la crisi economica causata dalla pandemia, le famiglie in povertà sono aumentate. Questi Enti cercano di aiutare le famiglie offrendo servizi di sostegno alimentare, economico (16,5%) o di distribuzione pasti (13%) e vestiti (8%). Infine, fondamentale è l’assistenza socio-sanitaria che offrono al territorio, aiutando tutte le categorie più fragili, dagli anziani ai disabili. Negli anni, malgrado il crollo causato dalla pandemia Covid, la speranza di vita è aumentata nella provincia, speranza di vita che non si traduce sempre in anni di vita vissuti in buona salute, ma piuttosto in bisogno di maggiore assistenza. Ed il Terzo Settore aiuta le famiglie anche in questo aspetto.
Principali beneficiari i giovani
Nonostante le poche risorse (finanziarie e umane), gli Enti del Terzo Settore del territorio svolgono attività e servizi fondamentali rivolti a una moltitudine di beneficiari diversi: giovani, bambini, anziani, persone con disabilità, ecc.
I primi beneficiari di questi servizi sono i giovani. Infatti, in ogni ambito esaminato, emerge sempre l’attività di promozione nelle scuole. Molti degli Enti intervistati propongono educazione e formazione, per questo non stupisce che il 60% degli Enti abbia come beneficiari i giovani.
Qui compare un altro aspetto degli Enti del Terzo Settore spesso sottovalutato: la capacità di fare da ponte tra diverse generazioni, nella prospettiva di “comunità educante”. Quindi, gli Enti non solo riescono a mantenere vivo il legame con il territorio, ma riescono anche a promuovere tra i giovani il senso di comunità.
Mancanza di socialità e sostegno economico: i nuovi bisogni della provincia di Venezia
La crisi pandemica ha portato grossi cambiamenti nella provincia di Venezia, come in tutta Italia. Da una parte sono diminuiti i momenti di aggregazione e di conseguenza anche le attività degli Enti intervistati. Dall’altro lato, la crisi economica ha portato alla perdita di molti posti di lavoro; effetto sentito soprattutto della provincia di Venezia che, a differenza dell’Italia e del Veneto, ha continuato a perdere posti di lavoro anche nel 2021.
Non a caso, i principali bisogni emersi dall’indagine sono la necessità di ritrovare nuove interazioni con la comunità e il sostegno economico che si traduce in formazione e nuovi posti di lavoro.
Intensa rete sul territorio
La maggior parte degli Enti coinvolti ha una dimensione piuttosto piccola e per riuscire a operare sul territorio ha bisogno di tessere relazioni e collaborazioni con le altre realtà locali. Infatti, il 90% degli Enti collabora con gli attori istituzionali (soprattutto Comuni) e le reti associative per realizzare le proprie attività. Fondamentale, per gli Enti stessi e per tutto il territorio, che queste risorse (spesso immateriali e informali) siano riconosciute e valorizzate, mettendo “in circolo” le ricchezze dei singoli.
Criticità interne e bisogno di supporto
Il 95% degli Enti ha dichiarato di avere delle criticità al proprio interno, le principali sono la mancanza di volontari e di risorse finanziarie ed è proprio su queste tematiche che le associazioni chiedono un supporto. Il 70% degli Enti intervistati ha un bilancio al di sotto dei 70 mila euro, quindi qualsiasi aiuto per raccogliere fondi può fare la differenza.
Prospettive per futuro
Le prospettive per il futuro per gli Enti sono tendenzialmente positive: la quasi totalità (93,5%) delle associazioni riuscirà almeno a mantenere l’attività in essere per i prossimi 5 anni. Il 42% prevede di implementare le proprie attività e servizi, grazie al coinvolgimento dei giovani e a una maggiore presenza nel territorio. Questi Enti sono fondamentali per il tessuto sociale della provincia di Venezia, ma per poter continuare a crescere e a svilupparsi hanno bisogno di supporto. In particolare il coinvolgimento di nuovi volontari, magari giovani, potrebbe dare lo stimolo giusto per la crescita.
Sembra di poter confermare, anche sulla base di molti degli spunti emersi con questa ricerca, l’importanza dei principi ispiratori del CSV così come definiti dal Codice del Terzo Settore. Tra questi, il principio di qualità stabilisce infatti che i CSV applichino sistemi di rilevazione e controllo della qualità, anche attraverso il coinvolgimento dei destinatari dei servizi, così come si è stabilito di rendere concreto con la realizzazione dell’indagine.
Le sfide per il futuro, a livello locale e internazionale, sono molte e complesse, ma il tessuto sociale e del volontariato sembrano avere tutti gli strumenti necessari per affrontarle insieme.