Dal palco del Festival di Emergency, che si è svolto a Reggio Emilia dal 2 al 4 settembre, è stato lanciato l’appello per ridurre la spesa militare globale e reindirizzare le risorse economiche verso clima, salute e benessere delle comunità.
La richiesta viene da Matteo Smerlak, ricercatore, presidente e co-fondatore con il fisico Carlo Rovelli di The Global Peace Dividend Initiative, organizzazione no-profit che sostiene una campagna promossa da oltre cinquanta premi Nobel, leader politici e Ong partner come Emergency e più di 61 mila cittadini provenienti da tutto il mondo.
L’obiettivo è la firma di un trattato in cui tutti gli stati mondiali si impegnerebbero a ridurre le spese militari per la difesa del 2% all’anno, per un periodo di 5 anni, rendendo di fatto disponibili oltre mille miliardi di dollari che potrebbero essere utilizzati per trovare soluzioni alle emergenze derivanti dai cambiamenti climatici, dalle pandemie e dalla povertà estrema che hanno caratterizzato gli ultimi anni.
“Mille miliardi. Sono questi i soldi che stiamo destinando alle spese militari. Oggi spendiamo molto di più rispetto a 22 anni fa. Ecco la domanda che dobbiamo porci: vale la pena investire in armi? – ha dichiarato Matteo Smerlak nel corso del panel “Perché il disarmo è l’unica scelta possibile per salvare il nostro futuro?” organizzato dal Festival di Emergency a Reggio Emilia –. I governi devono sedersi attorno a un tavolo e creare un ciclo di negoziati sul budget nazionale delle spese militari per cinque anni. Se riuscissimo a coordinare tutti i governi, potremmo gestire quel denaro diversamente: per le scuole e per gli ospedali. Potremmo utilizzarlo per lavorare a soluzioni per il cambiamento climatico e la povertà estrema. Spendere per la pace significa sicurezza per le persone.”
Dal 2000 ad oggi, la spesa militare mondiale è più che raddoppiata, arrivando a sfiorare i 2mila miliardi di dollari l’anno. Nello specifico ha continuato ad aumentare in media del 2,6% in tutti i continenti: ciò accade perché le nazioni si sentono sotto pressione rispetto ad altri Paesi e non vogliono dimostrarsi impreparate rispetto ai Paesi che potrebbero essere loro avversari in futuro. Per risolvere questo problema, c’è solo una soluzione: quella del disarmo. Secondo i premi Nobel che hanno firmato l’accordo, infatti, la cooperazione è possibile e non richiede relazioni amichevoli tra le parti: lo dimostra il fatto che dal culmine della guerra fredda, USA e Russia abbiano smantellato l’80% del loro arsenale nucleare.
Tra i firmatari dell’appello anche Steven Chu, Nobel per la fisica ed ex segretario all’energia degli Stati Uniti d’America e Adam McKay, scrittore, sceneggiatore e regista di Don’t look up. In Italia, oltre all’Anpi, anche l’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha aderito all’appello approvando una risoluzione a favore della Global Peace Dividend Initiative.
In un periodo storico segnato da emergenze ambientali e sociali urgenti, guerre e violazioni dei diritti umani fondamentali, il mondo ha bisogno di un nuovo trattato che inverta la rotta: con la sua iniziativa, The Global Peace Dividend Initiative si propone di farlo attraverso una pressione politica a tutto campo, l’organizzazione della comunità civile e la promozione del confronto nei dibattiti pubblici, con l’aiuto di coloro che credono che un nuovo mondo è possibile.