Continuando la nostra riflessione sul "crollo del sistema giuridico europeo”, dello “Stato di diritto”, pubblichiamo l’articolo di Maurizio Ambrosini, pubblicato nell’ inserto del quotidiano Avvenire martedì 16 novembre u.s., dal significativo titolo Se questa è Europa... Una corona di filo spinato, "con immagini del filo spinato che è l’immagine oggi della Fortezza Europa", come scrive il direttore Marco Tarquinio nel suo editoriale di presentazione, che conclude “Se l’Europa è il finanziamento diretto o indiretto dei lager e dei negrieri di Libia. Se l’Europa è l’intrico balcanico di recinti, campi minati e miliziani picchiatori. Se l’Europa è i fucili spianati di Ceuta e Melilla. Se l’Europa è le 'giungle' di Calais. Se l’Europa sono gli eserciti schierati ai confini orientali e i poveri in mezzo. Se questa è l’Europa, l’Europa è imbelle, incrudelita e tradita. E noi non possiamo più dirci europei”.
I rifugiati? Nella Ue una minoranza
di Maurizio Ambrosini
in “Avvenire” del 16 novembre 2021
L’86% delle persone che scappano dalle guerre si spostano in Paesi in via di sviluppo vicini alle aree di conflitto. Il record del Libano.
In Europa solo la Germania è tra le prime dieci nazioni al mondo per accoglienza. L’Italia ospita 3,5 persone ogni 1.000 residenti. Qualche migliaio di persone, forse 4.000, bloccate ai confini della Polonia, suscitano nell’Ue e nella Nato la paura di un attacco con un’'arma ibrida'.
Il fatto che provengano prevalentemente da una zona di guerra e di asilo, il Kurdistan iracheno, e a volte dall’Afghanistan, non smuove le coscienze. E neppure che tra loro siano numerose e intere famiglie, con donne e bambini.
Domina su tutto il senso di minaccia e d’invasione, intrecciato con le recriminazioni nei confronti della Bielorussia che ne ha autorizzato l’ingresso e ne favorisce il passaggio.
Nel mondo di oggi gli invasori non sono più eserciti armati, ma profughi inermi in cerca di asilo.
Questi sentimenti sarebbero giustificati, agli occhi di molti, dalla percezione di un’Unione Europea ingiustamente sovraccarica di rifugiati. All’interno dell’Ue poi, l’Italia da anni lamenta la mancanza di solidarietà.
Guardiamo però come stanno in realtà le cose, sulla base dei dati Unhcr (2021), l’agenzia Onu che si occupa appunto di assistenza ai rifugiati (www.unhcr. org/flagship-reports/globaltrends/). Il numero di rifugiati nel mondo ha toccato nel 2020 un nuovo picco, con 82,4 milioni di persone in fuga. 11 milioni sono i nuovi profughi registrati nell’anno. Come nel passato, la maggioranza (48 milioni) sono sfollati interni: hanno cercato rifugio in un’altra regione del proprio Paese. Si trovano alla mercé dei loro governi, privi della pur precaria protezione delle convenzioni internazionali. Sono invece riparate all’estero oltre 34 milioni di persone, tra le quali i venezuelani si sono aggiunti alle vittime delle guerre mediorientali (Siria, Afghanistan) e africane (Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan….), oltre ai rohingya perseguitati in Myanmar. Ad accoglierli sono quasi sempre Paesi in via di sviluppo, nell’86% dei casi, perlopiù quelli confinanti (73%), spesso altrettanto poveri e travagliati.
I rifugiati non si sono preparati a partire. Spesso si tratta di famiglie con minori (il 48% sono donne, il 42% minorenni). Di regola fanno poca strada, e non potrebbero farne di più. Questo è il dato più rilevante nella geografia mondiale dell’asilo: il sovraccarico delle nazioni fragili, non di quelle più forti. Più una regione è prospera, meno rifugiati accoglie.
L’unico Paese dell’UE che figura tra i primi dieci al mondo per numero di rifugiati accolti è la Germania. Se la Turchia (ricevendo siriani e iracheni), seguita da Colombia (venezuelani) e Pakistan (afghani), è la nazione che ospita il maggior numero di rifugiati internazionali in termini assoluti, è ancora più eloquente la proporzione con gli abitanti. Qui, a parte i piccoli Paesi caraibici di Aruba e Curaçao (profughi venezuelani), troviamo da anni in testa alla graduatoria il piccolo e sfortunato Libano, con 128 rifugiati ogni 1.000 abitanti, esclusi i palestinesi. Segue la Giordania (69), poi la Turchia (43). Lontanissimi i Paesi del blocco occidentale. Per di più, mentre aumentano i profughi nel mondo, diminuiscono nell’Ue. L’anno scorso (2020) hanno chiesto asilo nell’Unione Europea circa 416.600 persone (dati Eurostat), oltre 200.000 in meno rispetto al dato 2019 (631.300), e soprattutto un terzo rispetto al picco toccato nel 2015-2016 (rispettivamente, 1.321.000 e 1.259.000 richieste di asilo). Anche se il 2021 si chiuderà probabilmente con un incremento, non sarà tale da modificare questa tendenza di fondo. Sono profonde però anche le differenze interne all’Unione Europea: se la Svezia ospita circa 25 rifugiati ogni 1.000 abitanti e la Germania 14, l’Italia si colloca sotto la media con circa 3,5 persone accolte su 1.000 residenti tra rifugiati e richiedenti asilo. Addirittura inferiori le cifre secondo l’ultimo rapporto del Parlamento europeo relativo sempre al 2020 (https:// tinyurl.com/2p6mt5d9): i rifugiati nel nostro Paese sarebbero poco più di 128mila e i richiedenti asilo accolti 26.535, in un rapporto con la popolazione pari allo 0,25%.
Il giorno che si deciderà una redistribuzione più equa delle persone in cerca di asilo, per molti Paesi compresa l’Italia, ci sarà poco da rallegrarsi.