Ogni giorno Avvenire continua a pubblicare inchieste e denunce di azioni criminali verso rifugiati, profughi, che ormai si possono definire programmi e non semplici singoli atti. Per questo abbiamo prima dell’estate curato una rassegna stampa di articoli in particolare scritti da Nello Scavo anche come atto di solidarietà verso questo giornalista costretto a girare con la scorta. Intendiamo riprendere questa rassegna stampa, anche per il silenzio prevalente con pochi significativi casi degli altri giornali e delle televisioni, ma anche degli altri strumenti di informazione. Questa sostanziale amnesia ci coinvolge tutte e tutti. E questa volta non possiamo dire “non sapevamo”, non potevamo sapere.
Doveroso è informarsi. Molti sono gli strumenti. Tra questi segnaliamo “RiVolti ai Balcani”, una rete di gruppi e associazioni le cui attività autofinanziate sono rivolte in favore di migranti, vittime di violenza e respingimenti, direttamente in Bosnia ed Erzegovina, e a sostenere iniziative di monitoraggio, documentazione e tutela dei diritti fondamentali.
Il materiale si trova nella pagina facebook della rete, che ha pubblicato un "Dossier Balcani. La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa”.
Il Dossier documenta con dati precisi ricavati da fonti ufficiali come l’area balcanica sia uno dei principali canali d’ingresso in Europa dei rifugiati provenienti per la maggior parte dall’Afghanistan, dal Pakistan, dalla Siria, dall’Iraq e dall’Iran. I Balcani comprendono sia Paesi dell’Unione europea sia esterni, tra i quali alcuni sono sulla strada per far parte integrante dell’Unione europea. Questa situazione complessa permette di capire le politiche dell’Europa sull’immigrazione e il diritto d’asilo. Queste politiche vengono analizzate attraverso l’esame documentato degli accordi con i diversi Paesi e delle attività degli organismi comunitari, come Frontex e OIM. L’approccio di fondo, e di fatto unico, è la dura esternalizzazione finalizzata a impedire o quanto meno contenere i flussi migratori diretti verso l’Europa occidentale attraverso il sostegno economico e organizzativo del rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne all’UE. Nulla è l’attenzione a come sviluppare nei Balcani sistemi di asilo minimamente efficienti per garantire sia corrette e legali procedure di esame delle domande di protezione in base al diritto internazionale ed europeo, sia sistemi di accoglienza un minimo dignitosi, in realtà campi di confinamento, di detenzione privi di garanzie dei diritti umani. I Paesi europei, indipendentemente dal tipo di Governo, scaricano su Paesi terzi il respingimento collettivo senza verificare le condizioni e quindi senza alcun rispetto dei diritti d’asilo anche di coloro il cui diritto alla protezione è evidente, che sono in situazioni vulnerabili e i minori non accompagnati. “Sono vite di scarto di cui non occorre occuparsi”, resi invisibili. “Inghiottiti dai fiumi, schiacciati dalle frane, scomparsi nei baratri”, morti per il freddo e per le violenze subite, anche nei campi. Perché rimangano nascoste queste persone e le violenze anche verso donne e bambini, le ONG, le associazioni di solidarietà sono criminalizzate e viene reso sempre più difficile - fino a considerarle reato - le azioni di aiuto economico, sanitario, alimentare, giuridico ma anche solo di sostentamento nelle situazioni di freddo intenso, nei boschi e nei campi senza alcun servizio, in cui sono costrette a vivere le persone, che fuggono da realtà di guerre e di oppressione, e che vengono anche private di mezzi per coprirsi, per alimentarsi... D’altra parte i rifugiati richiedenti asilo vengono utilizzati dai Paesi terzi per avere maggiori finanziamenti dall’UE, anche alimentando un clima di esasperazione e di scontro sociale verso i rifugiati da parte delle stesse popolazioni.
Sempre più pesanti e diffuse sono le corruzioni e le violenze da parte delle stesse forze di controllo dei confini e dei trafficanti umani che trovano spazio in questa situazione di illegalità e di assenza di controllo, in cui anzi i rifugiati sono merce di scambio e di arricchimenti fuori delle leggi. Situazione favorita da Accordi e da politiche dell’UE e dei singoli Paesi europei. Le raccomandazioni di alcuni organi europei, come la Commissione per i diritti umani dell’UE, rimangono sulla carta. Tutte queste diverse situazioni nei vari Paesi vengono documentate nel Dossier, che contiene anche un’ampia indicazioni di materiali, di siti internet, di centri di ricerca. In particolare per quanto riguarda l’Italia vengono analizzate responsabilità per le riammissioni verso la Slovenia palesemente illegittime, anche perché prive di provvedimenti formali, come ammesso dal Mistero degli Interni. Anche l’Italia quindi esternalizza il controllo dei confini scaricando le responsabilità delle violenze, delle illegalità, delle deportazioni di massa sui Paesi confinanti. All’opinione pubblica si sollecita la commozione per singoli episodi più visibilmente eclatanti presto dimenticati ma si nasconde la realtà, la violazione sistematica del diritto attraverso pratiche illegali e trattamenti inumani e degradanti, torture nei casi più gravi. I respingimenti, per lo più di gruppi di persone, in assenza di procedure legali e senza un esame individuale di ogni singolo caso, è conosciuta come espulsione collettiva, deportazioni, ed è proibita dal diritto internazionale.
La sovranità di uno Stato nei respingimenti trova limiti nei trattati che costituiscono norme cogenti e non semplici orientamenti etici, valoriali. Il divieto di respingimento e il rispetto del diritto di asilo rappresentano uno dei principali pilastri del diritto internazionale. In particolare queste norme sono vincolanti per i Paesi UE in base alla Convenzione di Ginevra del 1951, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (art.18) e dall’insieme di norme che compongono il sistema comune europeo sull’asilo.
Si può quindi tragicamente costatare “il crollo del sistema giuridico europeo”, lo “Stato di diritto” che ha ragione nell’universalismo dei diritti indipendentemente dalle particolarità etniche e nazionali, contrapposto a ogni sovranismo nazionalistico. Gli Stati e le forze politiche e culturali che si pongono come custodi di questo diritto europeo in realtà lo tradiscono e danno così spazio ai peggiori sovranismi.