di Clelia Degli Esposti
Gentile redazione di Esodo,
sono una socia dell’Osservatorio Interreligioso sulle violenze contro le donne (oivd) e mi sto occupando con altre socie e altre associazioni, degli abusi dei preti sulle religiose. Ho letto con interesse l’articolo/intervista di Giannino Piana “Pedofilia nella chiesa: "fare la verità"”. Dall’articolo mi sono resa conto di quanto sia difficile fare verità nella e sulla Chiesa e a questo scopo vorrei dare il mio contributo.
L’articolo parte dalla Chiesa francese e dal terremoto scatenato dal rapporto Sauvé, sottolineando il merito dei Vescovi francesi di avere ascoltato le sollecitazioni del Papa e di avere pubblicato i risultati.
In effetti, c’è un’altra verità più scomoda che è nata e cioè che la Chiesa francese è stata messa alle strette dallo scandalo provocato, anche attraverso i media, dalla denuncia delle decine di migliaia di vittime di abusi che si sono costituite nell’associazione “La parole libérée” e che, attraverso il suo presidente Francois Devaux, ha raccolto testimonianze e ha sollecitato, assieme ad altre analoghe associazioni, la formazione di una commissione indipendente d’indagine, commissione che il governo francese, alla luce degli scandali, sarebbe stato pronto a formare. La Conferenza Episcopale a questo punto ha scelto il male minore chiedendo che si desse vita alla commissione, tutta di laici, presieduta da un laico, Jean-Marc Sauvé, ex vicepresidente del consiglio di Stato, cattolico e già membro della corte di giustizia UE, persona di alta affidabilità.
La commissione ha lavorato per due anni, istituendo cellule di ascolto delle vittime con personale laico specializzato, esaminando archivi diocesani e documenti conservati in Vaticano e addivenendo infine al rapporto dal titolo “Le violenze sessuali nella Chiesa cattolica. Francia 1950-2020”. Nel rapporto, oltre ai dati quantitativi sugli abusati e abusanti (si parla di una violenza seconda in percentuale solo a quella che si perpetra nei nuclei familiari), si dice quanto segue: “L’Istituzione ecclesiale non ha chiaramente saputo prevenire quelle violenze, né semplicemente vederle e meno ancora trattarle con la determinazione e la precisione necessarie”; si denuncia l’occultamento, la relativizzazione se non la negazione, mettendo in discussione il diritto canonico perché ampiamente inadatto, nonché l’esercizio della confessione e “lo sviamento dell’obbedienza quando essa confina con la cancellazione della coscienza”.
Gli abusi, accompagnati da omertà, falsità e manipolazione delle vittime, sono sistemici, connaturati all’istituzione e non riguardano, come si dice nella parte finale della vostra intervista, con riferimento agli abusanti, soggetti “con tratti decisamente patologici”, cioè poche mele marce ma persone devianti favorite dal ruolo ”snaturante e “sviante” di elementi della dottrina cattolica, nonché dell’eccessiva sacralizzazione del prete e valorizzazione del celibato.
In altri termini, si tratta dell’esercizio del potere di soli uomini maschi che si arrogano il diritto di incarnare il sacro. L’origine di tutto è il fondamento patriarcale dell’Istituzione Ecclesiastica, denuncia che oggi molte associazioni femminili e femministe portano avanti e che appare in tutta la sua scandalosa crudeltà nelle indagini che il gruppo di lavoro in cui opero sta facendo sugli abusi sulle religiose, basati sull’analisi e sulla presa di parola di molte suore ed ex suore (esemplare la tesi di laurea dell’africana suor Mary Lembo), sopravvissute e uscite dai monasteri. Ricordo fra l’altro che lo scandalo degli abusi in Francia ha avuto inizio con la messa in onda sul canale ARTE del documentario di Marie-Pierre Raimbault ed Eric Quintin in cui appaiono in diretta le testimonianze di religiose che hanno subito abusi di autorità, spirituali e infine sessuali (in genere in questa sequenza) da parte di sacerdoti.
Aggiungo che il gruppo con cui lavoro ha incontrato Francois Devaux e quanto su riportato sulla situazione francese è frutto della sua testimonianza e di quella della ricercatrice Alessandra Pozzo, nostra collaboratrice, che è stata interpellata come esperta dalla Commissione Sauvé.
Gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica non sono solo sistemici ma diffusi in molti paesi del mondo, dove sono stati denunciati e penalmente perseguiti: dagli Stati Uniti, all’Australia, all’Olanda, alla Germania dove di recente le nostre amiche di Maria 2.0 hanno indotto il Vescovo di Colonia a pubblicare i report.
E veniamo alla situazione italiana dove “esistono senza dubbio oggi importanti segnali di cambiamento” si legge nell’intervista a Piana. A me sembra invece che tutto taccia e si continui la politica dello struzzo. In Italia, il paese più cattolico al mondo e sede del Vaticano, si prega; penso alla giornata di preghiera per le vittime voluta da Papa Francesco. Oppure s’invita il clero a non denunciare per “salvaguardare la privacy delle vittime” (Cardinale Bagnasco).
Attualmente ci sono da più parti richieste d’istituzione di una commissione indipendente d’indagine. Il primo a chiederla, già un anno fa, è stato il teologo gesuita Hans Zollner; oggi ci sono due appelli aperti, quello di Donne per la Chiesa, che ha raccolto finora più di mille firme e la cui presidente Paola Lazzarini ha inoltrato diretta richiesta al presidente della CEI (naturalmente inascoltata) e quello, pubblicato su Adista, di un coraggioso sacerdote, Marco Campedelli (che è stato meritoriamente pubblicato nel vostro sito, nella rubrica Donne e Uomini in cammino). Resta aperta da vent’anni la richiesta dell’associazione delle vittime che fa capo a Francesco Zanardi (Rete l’ABUSO, Retelabuso.org), lui stesso vittima di violenza, che ha creato una mappa dettagliata degli abusanti, con relativi processi in corso o conclusi, il più delle volte con il semplice trasferimento del violentatore. Zanardi nel 2019 è stato ricevuto dal Papa cui ha presentato tutti i documenti in suo possesso, si è rivolto a parlamentari italiani che gli hanno fatto false promesse. Da una stima da lui fatta, il numero delle vittime, per il triplo di presenze di sacerdoti in Italia rispetto alla Francia, potrebbe superare di gran lunga quello dei dati francesi; ma il fenomeno non viene indagato, non c’è un fondo per il risarcimento di chi ha subito l’abuso.
Siamo dunque molto lontani da quella “operazione di verità e trasparenza… e atto di giustizia verso le vittime” che si chiede alla Chiesa italiana che continua a macchiarsi, come giustamente si rileva nell’intervista, di un “imperdonabile peccato di omissione”, ma, a mio avviso, di un’ancora più imperdonabile mancanza: quella di rivedere l’intero impianto ecclesiale smascherandone la misoginia e la struttura verticistica di potere assoluto.